I fondi della categoria investono in titoli azionari asiatici includendo il Giappone. Non è una categoria omogenea, in quanto non tutti i fondi seguono lo stesso benchmark, ma principalmente tre diversi: alcuni seguono l'indice MSCI Pacific, che è focalizzato su cinque Paesi sviluppati, Giappone, Hong Kong, Australia, Singapore e Nuova Zelanda, mentre il gruppo più numeroso segue l'indice MSCI AC Asia Pacific che include anche altri otto Paesi emergenti, con Cina, Taiwan e Corea in primo piano, e l'indice MSCI AC Far East che ne include solo sette ed escludono Australia e Nuova Zelanda. Ne segue che i fondi della categoria investono tra il 40% e il 50% sul mercato giapponese e intorno al 15% sul mercato cinese. Il peso della Corea nei vari indici è vicino al 10%.
Il benchmark della categoria ha una correlazione modesta con l’indice delle Borse dei paesi svilupaati MSCI World, pari a 0,64, con un beta che è però vicino all’unità (grafico in basso a destra).
Dopo due anni di performance in dollari vicine allo zero, nel 2016 i mercati asiatici hanno guadagnato oltre il 5% e quest’anno sono il mercato che ha guadagnato maggiormente, preceduto solo dagli azionari emergenti (grafico in alto).
In questa categoria pochi fondi hanno fatto meglio del benchmark (grafico in basso). I fondi sulla mappa rischio/rendimento con una volatilità inferiore al 6% sono le classi che prevedono la copertura del rischio cambio contro l’euro.
All'interno della categoria segnaliamo il Robeco Asia-Pacific e il CB Accent Far East Equity: quest’ultimo è però sbilanciato sui titoli a medio/bassa capitalizzazione. Il fondo JPM Asia Pacific è invece più adatto a chi vuole investire in titoli a maggiore capitalizzazione. Il fondo Lemanik Asian Opportunities è quello che ha ottenuto i risultati migliori sui cinque anni, ma tende a focalizzarsi sul mercato giapponese e su small caps.