L’indice FTSE Mib ha dato segnali pericolosi in maggio e giugno chiudendo ai minimi del mese, ma il supporto a 20580 ha tenuto e in luglio l’indice ha superato il massimo di giugno a sembra ora orientato verso il test del massimo di maggio a 21800 (grafico in alto a destra). Le motivazioni fondamentali possono essere trovate nel modesto miglioramento della congiuntura e nella risoluzione dei problemi del settore bancario.
All’interno dell’indice notiamo però una notevole divergenza tra la posizione dei principali titoli, alcuni chiaramente impostati al rialzo e altri invece che rimangono deboli.
Il principale titolo del listino italiano, l’ENI è saldamento all’interno di questo secondo gruppo. Il titolo ha fatto segnare una serie di minimi tra gli 11 e i 12 euro negli ultimi dieci anni e i 13 euro attuali non sono lontani da questi livelli: la configurazione grafica non è certamente rialzista e il rischio maggiore è che si rivedano i minimi sopra menzionati. Dal punto di vista fondamentale la performance del titolo non sorprende: il fatturato è sceso in tre anni da 95 miliardi ai 55 dell’anno scorso e gli ultimi due anni sono stati in perdita, mentre il dividendo è stato mantenuto invariato a 80 centesimi.
I titoli finanziari sono meglio impostati, e il loro andamento è molto simile a quello dell’indice. Intesa e Generali sembrano lo stesso titolo: entrambe hanno fatto segnare l’anno scorso un minimo superiore a quello del 2012 e stanno lentamente riguadagnando terreno per avvicinarsi al massimo del 2015, che dista ancora un 20% dai valori attuali. Unicredit è tecnicamente più debole, avendo fatto segnare un minimo nel 2016 inferiore a quello del 2012 e deve raddoppiare per tornare sul massimo del 2015. Il titolo però è su un trend ascendente da metà 2016 e al momento non ci sono motivi per attenderci un’inversione ribassista.
Tra i primi cinque titoli del listino quello meglio impostato è Enel nonostante il bilancio 2016 abbia mostrato una flessione del fatturato. Il titolo è l’unico tra i primi cinque dell’indice ad aver superato il massimo del 2015 e anche quello del 2011 sta per essere violato.
Scendendo poi ancora di capitalizzazione la situazione migliora notevolmente: Atlantia ha superato il massimo del 2007 già nel 2015, e quest’anno ha fatto segnare un nuovo massimo storico sopra i 26 euro, a dimostrare se necessario la bellezza dei monopoli.