18/09/2017

SP500 sopra quota 2500

Wall Street ha chiuso in rialzo dello 0,3% facendo segnare nuovi massimi storici per l’indice Dow Jones, che guadagna il 2,2% nel corso della settimana e per l’SP500, che chiude appena sopra quota 2500 con un rialzo settimanale dell’1,8%: il mercato è stato spinto al rialzo dal settore delle telecomunicazioni e dai finanziari.

Il Nasdaq è stato sostenuto dai titoli del settore dei semiconduttori, da AMD  (+2,12%) a Nvidia (+6,32%), che ha compensato il  -7,6% di Oracle, che giovedì dopo la chiusura del mercato ha rilasciato previsioni inferiori alle attese.

La corsa verso le asset class più rischiose ha ridimensionato il prezzo dell’oro, che scende del 2% nel corso della settimana, e indebolito il mercato obbligazionario: il Treasury trentennale chiude la settimana a 155 perdendo circa tre punti.

Il rialzo del mercato azionario e dei rendimenti obbligazionari ha fatto seguito venerdì a una serie di dati macro americani più deboli del previsto, dalla flessione dello 0,2% delle vendite al dettaglio a quella dello 0,9% della produzione industriale di agosto, il larga parte dovuta all’impatto dell’uragano Harvey.

Il weekend è passato senza nuove iniziative della Corea del Nord e i mercati azionari asiatici hanno aperto la settimana con buoni rialzi, più ampi per Hong Kong a 1,13% e più modesti per Shanghai a 0,3%, con Tokyo chiusa per festività.

In leggero rialzo i rendimenti del Treasury decennale a 2,21%, mentre scende dello 0,4% l'oro a 1320 segnando una minore avversione al rischio.  Contrastato invece il dollaro, che sale contro lo yen oltre quota 111, ma perde contro il dollaro australiano e non sale contro l'euro, stabile intorno a quota 1,1950.

La giornata odierna è cotnraddistinta dall'assenza di dati macro, a parte la stima finale dell'inflazione dell'area euro che dovrebbe cofnermare la stima flash a 1,5% di fine agosto, ma l'evento principale della settimana è la riunione della Federal Reserve di mercoledì che dovrebbe annunciare il piano di riduzione delle attività finanziarie detenute dalla banca centrale.  L'impatto sui mercati è molto difficile da prevedere: inizialmente la riduzione di attività dovrebbe essere modesta, intorno ai 10 miliardi al mese, per poi aumentare progressivametne sino a 50 miliardi.

Non è chiaro l'impatto sul mercato dei Treasurys, che si troverà un grosso compratore in meno, ma con l'inflazione che non mostra segnali di risalita un significativo rialzo dei rendimenti appare poco probabile, anche perchè la banca centrale vorrà vedere prima di alzare ancora i tassi l'impatto della riduzione degli asset in portafoglio.

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