Il mercato azionario americano ha chiuso la giornata a -0,55% dopo essere stato in territorio positivo per oltre un punto percentuale dopo l’uscita delle minute della riunione della Federal Reserve di gennaio (grafico a destra). Non è emerso niente di nuovo da tali minute, se non l’accenno all’impatto positivo sulla crescita della riforma fiscale, ma per il resto lo scenario rimane invariato: secondo la banca centrale americana l’inflazione dovrebbe salire nel corso dell’anno e so da attendersi tre rialzi dei tassi di un quarto di punto cadauno.
L’indice SP500 si è fermato sul 61,8% di ritracciamento della sua discesa di inizio febbraio e dovrebbe ora correggere marginalmente all’interno di una fase di consolidamento laterale. Una discesa sotto al minimo di febbraio appare comunque molto improbabile in quanto gli investitori continuano a comprare le correzioni dei principali titoli tecnologici e nel caso di Amazon hanno spinto il titolo su un nuovo massimo a 1500 dollari (grafico in basso). Gli investitori si attendono tassi di crescita degli utili intorno al 30% per le varie Facebook e Google o Microsoft e pertanto è poco probabile che vendano questi principali titoli tecnologici, il cui peso è sempre più elevato all’interno degli indici: se non scendono questi titoli è difficile che scenda il mercato azionario americano e al momento non ci sono motivi per attendersi un cambiamento di umore degli investitori.
La reazione immediata è stata favorevole all’euro, ma è velocemente rientrata e questa mattina la valuta unica apre sotto quota 1,230 riavvicinandosi all’area di minimi del mese intorno a quota 1,2200 dove dovrebbe trovare supporto.
Viene citata l’incertezza sul risultato delle elezioni italiane per giustificare la correzione dell’euro dal massimo fatto segnare la scorsa settimana a 1,2500, ma è una fase di recupero del dollaro contro tutte le altre valute e non una fase di debolezza dell’euro.
In leggero rialzo i rendimenti dei Treasurys decennale a 2,96% mentre quello del due anni è fermo a 2,26%. Il rimbalzo del dollaro ha invece indebolito il petrolio WTI, questa mattina a quota 61 dollari al barile e l’oro.
La giornata odierna è caratterizzata dal dato tedesco dell’IFO sulla congiuntura di febbraio e a metà giornata dal rilascio delle minute dell’ultima riunione della BCE: gli analisti cercheranno qualche elemento per capire se lo scenario di fine degli acquisti di titoli da parte della banca centrale a fine settembre può mutare e se c’è un consenso all’interno della banca centrale.