06/03/2018

Asset Allocation Marzo

ASSET ALLOCATION

Il mese di febbraio è stato un mese di elevata volatilità per i mercati azionari dopo un gennaio eccezionale e la maggior parte dei mercati ha azzerato i guadagni da inizio anno.  I mercati azionari dovrebbero ora muoversi lateralmente per qualche mese e forse abbiamo già visto i massimi del 2018.

Il mercato italiano ha tenuto meglio degli altri mercati europei e riteniamo giustificato aumentare l’esposizione su questo mercato, che portiamo al 5% nel portafoglio da noi preferito: l’esposizione azionaria totale sale al 30% in attesa di prezzi più bassi per poterla aumentare.

Rimangono a rischio i mercati obbligazionari nonostante l’assenza di pressioni inflazionistiche in quanto si sta riducendo il sostegno delle banche centrali.

 

MERCATI AZIONARI

I mercati azionari chiudono il mese di febbraio con pesanti perdite che annullano i guadagni del mese precedente con l’unica eccezione di Wall Street: l’indice S&P500 chiude il primo bimestre dell’anno con un rialzo dell’1,5% (grafico a destra) mentre il Dax ha perso il 3% circa.  Uno dei pochi mercati che ha chiuso i primi due mesi al rialzo è quello italiano, che da anni sottoperforma gli altri mercati europei.

Il mercato americano continua quindi a fare meglio dei mercati europei, sostenuto dai cinque colossi tecnologici: nonostante la maggiore avversione al rischio gli investitori hanno continuato a comprare titoli come Amazon, che ha fatto segnare un nuovo massimo storico a fine febbraio sopra i 1500 dollari, o Apple, che ha chiuso il mese a 175 dollari, anche questo un  nuovo massimo.

Le notizie dal fronte macro non hanno cambiato lo scenario di riferimento e l’unica spiegazione che si può dare all’ampia correzione di inizio febbraio è il progressivo rialzo dei rendimenti dei decennali americani, che però era iniziato molti mesi fa: forse è più ragionevole spiegare la correzione con le valutazioni troppo elevate dei mercati in termini di rapporti prezzi/utili.

E’ comunque preferibile evitare di guardare agli indici dei mercati azionari, in quanto le performance dei singoli titoli sono state molto divergenti negli ultimi 12 mesi e pertanto non era sufficiente comprare titoli azionari per guadagnare, ma bisognava scegliere quelli giusti.  Titoli principali come Exxon Mobil hanno perso il 10% negli ultimi 12 mesi mentre Amazon guadagnava oltre il 70%, Johnson & Johnson ha guadagnato il 2%, mentre Facebook è salita del 30%.  General Electric ha perso il 50% e Wells Fargo il 5% mentre JPMorgan Chase ha guadagnato il 23%.

Lo stesso discorso vale per il mercato italiano: da inizio anno all’interno dell’indice FTSE Mib ci sono titoli che hanno guadagnato il 16% come Banco Bpm e titoli come Recordati che hanno perso il 23%.

Quali sono le prospettive per i mercati azionari durante l’anno in corso?

Anche in questo  caso è meglio evitare di parlare di  indici ed è meglio parlare di settori.  Il settore che dovrebbe tenere meglio è quello dei tecnologici americani, in quanto le valutazioni a 35 volte gli utili  sono giustificate dal tasso di crescita degli utili e la posizione finanziaria positiva.

A confronto di Google e Facebook  sono molto elevate le valutazioni dei titoli migliori europei, vale a dire di aziende che mostrano tassi di crescita a due cifre come Amplifon e Luxottica/Essilor  o la tedesca SAP: sono vicini a quota 40 volte gli utili dell’anno scorso. 

Volendo fare previsioni sugli indici è probabile che nei prossimi mesi prevalgano i movimenti laterali e che si siano già visti i massimi del 2018.

Un mercato da considerare e che introduciamo nel nostro portafoglio favorito e quello italiano, che dopo anni di performance relativa modesta potrebbe fare meglio degli altri mercati europei sostenuto dal settore finanziario, anche se le utilities peseranno negativamente sull’indice.

MERCATI OBBLIGAZIONARI

I rendimenti dei Treasurys a lungo termine hanno toccato in febbraio i massimi dalla fine del 2013 appena sotto quota 3,0% (grafico a destra)e superato il massimo a 3,04% non ci sono resistenze sino a quota 3,80%.  Più ampio il rialzo del rendimento dei titoli a due anni, salito al 2,25%.

I rendimenti a due anni scontano un rialzo dello 0,75% dei tassi a breve entro la fine dell’anno, e questo è lo scenario più probabile.

Da notare come il nuovo Presidente della Federal Reserve Powell abbia confermato le attese della banca centrale di un aumento delle pressioni inflazionistiche nel corso dell’anno, ma non è chiaro su che basi: il tasso di inflazione “core” è fermo da cinque anni appena sotto al 2% e anche il deflatore della spesa dei consumatori “core” seguito dalla Fed è bloccato da mesi all’1,5%.

Se proseguirà questa tendenza degli indici dei prezzi è probabile che la Federal Reserve si limiti a tre rialzi dei tassi portando i Fed Fund in liea con l’inflazione al 2,0%.

Il mercato dei Treasurys deve superare quindi l’impatto del rialzo dei rendimenti dei titoli a breve, ma anche quello della riduzione del portafoglio titoli della banca centrale: dal prossimo mese l’attivo scenderà di 30 miliardi di dollari al mese proprio mentre aumenta l’offerta di nuovi titoli a causa della politica fiscale espansiva.

Appare quindi probabile che la barriera del 3,04% sia superata nel corso dell’anno, e difficilmente i rendimenti europei non saranno coinvolti da questo movimento.  Anche in Europa l’inflazione è ferma all’1,0% e non mostra segnali di ripresa nonostante l’accelerazione della crescita economica nell’area Euro, ma tra sei mesi termineranno gli acquisti di titoli da parte della BCE e i rendimenti dei decennali tedesco allo 0,6% saranno un ricordo del passato.

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