13/12/2018

Mercati azionari in recupero

Migliora il tono dei mercati azionari grazie alle notizie positive provenienti dal fronte commerciale: la notizia di ieri era che la Cina ha acquistato più di1,5 milioni di tonnellate di soia americana, un segnale che la Cina sta andando incontro alle richieste del Presidente Trump.  Wall Street ha però chiuso sui minimi della giornata dopo un’apertura positiva, con l’indice SP500 che guadagna lo 0,54% a 2651 punti (grafico a destra).

Più ampi i rialzi del Nasdaq in quanto sono stati i soliti titoli tecnologici a trainare il recupero: Amazon chiude a 1663,54 dollari con un rialzo dellì1,24%, Facebook sale dell’1,7% e solo Apple stenta a rimbalzare limitando il recupero allo 0,28% per 169,1 dollari.  Rimangono deboli i titoli bancari con Bank of America che è scesa anche ieri finendo a 24,52 dollari.

Recuperano anche i mercati asiatici, con Tokyo che sale di un punto percentuale e i mercati cinesi che chiudono a +1,2% e salgono anche i futures sugli indici americani segnalando un’apertura a +0,5%.

I mercati europei aprono a loro volta positivamente con guadagni intorno allo 0,3% per Parigi e  Francoforte, mentre il mercato italiano apre con un rialzo superiore al punto percentuale grazie alla proposta del governo di ridurre il disavanzo al 2,04%.  Recuperano soprattutto i titoli bancari con Unicredit che sale del 3% tornando sopra agli 11 euro seguendo la discesa dei rendimenti dei BTP decennali al 2,93%.  La notizia ha dato slancio all’Euro, che sta cercando di recuperare quota 1,140 contro il dollaro anche grazie al superamento di Theresa May della votazione di sfiducia del Partito Conservatore.

Perde leggermente il mercato obbligazionario americano con il rendimento del decennale che sale al 2,91% dal minimo di 2,85% toccato la scorsa settimana, mentre il petrolio rimane debole appena sopra ai 51 dollari nonostante l’annuncio ieri di una flessione delle scorte americane di greggio, in verità inferiore alle attese.  La notizia dell’accordo per la riduzione della produzione e quella della flessione delle esportazioni libiche dovrebbe però limitare lo spazio al ribasso.

I dati americani di ieri sono stati in linea con le attese e soprattutto quelli americani dell’inflazione di novembre non hanno aggiunto  nulla allo scenario di riferimento: il tasso di crescita dei prezzi è sceso al 2,18%  grazie al calo dei prezzi dell’energia e si è avvicinato a quello “core” che è salito leggermente al 2,21%.

Oggi non avremo dati macro significativi, e l’attenzione degli investitori è puntata sulla riunione della BCE.  Gli analisti si attendono l’annuncio della fine del programma di acquisti di titoli obbligazionari, ma esiste la possibilità che Draghi annunci un nuovo programma di finanziamenti al  sistema bancaria attraverso pronti contro termine.

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