Il mercato degli ETF è in continua evoluzione e ha portato alla creazione degli ETF Smart Beta, che applicano una gestione più attiva agli indici a cui sono ancorati. Lo Smart Beta è un coefficiente intelligente che permette di variare l’ETF in funzione di determinati fattori capaci di modificare il rapporto con il sottostante.
Negli Stati Uniti a maggio 2017, gli asset gestiti da ETF Smart Beta ammontavano al 22% del totale degli ETF, mentre anche in Europa questi prodotti stanno diventando interessanti per gli investitori. La percentuale di ETF Smart Beta infatti è passata dal 7,2% del 2015 al 9,6% del 2017, con l’attenzione che si è concentrata soprattutto su strategie “multi-factor” e “value”.
In un primo momento sono state applicate strategie comuni alla gestione attiva, quali high dividend, value, growth e small cap. Successivamente, si è passati a fattori multipli o con filtro ESG, seguendo un trend comune a tutta l’industria del risparmio gestito.
In questo scenario dove l’utilizzo degli Smart Beta è sempre più diffuso, diventa importante selezionare quelli più adatti al proprio profilo rischio/rendimento. Ad esempio, la capacità dei fattori di generare performance emerge di più se si eliminano gli effetti valutari e quindi sono più efficienti gli ETF che investono sull’Area Euro piuttosto che sull’azionario Europa. Nel caso di multifactor, invece, è la diversificazione a premiare sia in termini di fattori considerati sia di dimensione dell’universo in cui si investe.
Anche nel caso di strategie tradizionali ci possono essere differenze premianti. È il caso della strategia Prime Value che ricorre a titoli azionari value attraverso a parametri quali il rapporto prezzo/utili, il rapporto prezzo/valore contabile, il rapporto prezzo/fatturato e il rapporto prezzo/cash flow . Tuttavia, si differenzia rispetto alla strategia tradizionale Value per la presenza di un filtro di qualità che evita le cosiddette trappole di valore, come nel caso di un titolo sottovalutato per debolezze del bilancio societario.