04/02/2023

Dati della disoccupazione USA di impossibile interpretazione

Il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato oggi un report sul mercato del lavoro per il mese di gennaio che ha sorpreso gli analisti con dati molto lontani dalle previsioni: il numero di nuovi occupati è stato di 517 mila unità contro le 180 mila attese, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4% dal 3,5% del mese precedente mentre era atteso un aumento al 3,6%.
I dati hanno avuto un impatto notevole sul mercato obbligazionario e sul dollaro in quanto sono stati interpretati come un segnale di forza dell'economia americana, ma è stata un interpretazione molto superficiale e la situazione è molto più difficile da comprendere in quanto il Buerau ha annunciato, come  fa di solito in gennaio, la revisione dei dati precedenti e dei fattori di destagionalizzazione.
Per i più secchioni il report è qui e per far capire subito la complessità della lettura dei dati dovete guardare la tabella A-1 del report del survey della famiglie dove si può leggere alla sesta riga che il numero dei disoccupati è salito da 5,352 milioni in dicembre a 6,378 milioni, quindi di un milione di unità, e il tassi di disoccupazione è salito da 3,3% a 3,9%: si tratta dei dati non destagionalizzati.
I dati destagionalizzati, sempre del survey delle famiglie, segnala invece una disoccupazione in diminuzione da 5,722 a 5,694 milioni e un tasso di disoccupazione che scende da 3,5% a 3,4%.
La tabella B.1 dei risultati del survey tra i datori di lavoro mostra dati ancora più sorprendenti: l'occupazione è scesa da 155,349 milioni a 152,844 milioni, quindi si sono persi 2,5 milioni di posti di lavoro. Il +571 mila è quindi il risultato dei fattori di destagionalizzazione.

Riassumendo: secondo i dati non destagionalizzati  per il survey tra le famiglie in gennaio il numero dei disoccupati è aumentato di un milione e per quello tra i datori di lavoro i disoccupati sono aumentati di 2,5 milioni. Leggendo delle aziende tecnologiche che annunciano licenziamenti significativi la cosa non sorprende.  L'aumento degli occupati di 517 mila unità secondo il survey delle aziende (destagionalizzato) è una stima con un basso grado di confidenza, e la reazione dei mercati sembra indipendente dal dato che sicuramente gli analisti avrammo valutato facilmente nella sua affidabilità.
Il report ha poi indicato segnificative revisioni al rialzo dell stime per l'anno precedente: il numero di occupati che era stato stimato a dicembre a 153,743 milioni da 149,744 di gennaio ora è stimato a 154,556 milioni da 150,106.
Il dato che lascia perplessi è che mentre è stato rivisto al rialzo il numero degli occupati del 2022 di 810 mila unità è stato rivisto al rialzo di 871 mila unità la forza lavoro e di 945 mila la popolazione: sembra che negli Stati Uniti non sia facile determinare il numero dei residenti e che una revisione di un milione in un anno sia cosa normale.
Un aspetto negativo del survey è che nei dodici mesi il numero dei lavoratori part-time è aumentato di 1,492 milioni mentre quello dei dipendenti a tempo pieno è sceso di 10 mila unità.
Premettendo quindi i notevoli problemi metodologici e di affidabilità dei dati odierni, possiamo segnalare come i nuovi posti di lavoro siano stati generati dal settore del alberghiero/ristorazione per 120 mila, servizi alle aziende per 82 mila, settore pubblico per 74 mila. Il settore Salute ha creato 58 mila posti di lavoro e quello della distribuzione 30 mila.

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