08/05/2020

L'economia USA perde oltre 20 milioni di occupati in aprile

Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics in aprile l’economia americana ha perso 20,5 milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è balzato al 14,7%.

Secondo il survey delle famiglie i posti di lavoro persi sono stati 22,369 milioni, ma la forza lavoro è diminuita di 6,432 milioni con il tasso di partecipazione che scende da 62,7% a 60,2% e pertanto il numero dei disoccupati è aumentato di 15,938 milioni.  La notevole diminuzione del tasso di partecipazione alla forza lavoro implica che il tasso di disoccupazione reale è ben superiore al 14,7% stimato.

Secondo i risultati del survey delle imprese i posti di lavoro persi sono stati 20,5 dopo gli 870 mila di marzo a causa dei 7,7 milioni di posti persi dal settore della ristorazione e del tempo libero, che include quello alberghiero e dello spettacolo.  Diminuiscono di 2,5 milioni i posti di lavoro del settore dell’istruzione e della sanità e di 2,1 milioni quelli del settore dei servizi per le aziende, guidati dal settore del temporary work.  Identica la contrazione nel settore del commercio al dettaglio, mentre il settore manifatturiero ha perso 1,3 milioni di addetti.

Il settore delle costruzioni e quello del lavoro pubblico hanno perso 980 mila addetti.

I salari medi orari sona saliti del 4% sul mese precedente e del 7,9% sullo stesso mese del 2019 in quanto i posti di lavoro sono stati persi soprattutto nei settori con salari più bassi come quello della ristorazione.

NOTE METODOLOGICHE

I dati sulla disoccupazione americana sono quelli che hanno un impatto maggiore sui mercati finanziari, ma la metodologia di calcolo è poco considerata. Alle ore 8:30 del primo venerdì del mese il Bureau of Labor annuncia i dati sulla disoccupazione americana del mese precedente, che sono il risultato di due surveys: Current Population Survey (CPS) e il Current Employment Statistics (CES). Il primo fornisce informazioni sulla forza lavoro, occupazione e disoccupazione basandosi su un questionario diretto a circa 60 mila famiglie, mentre il secondo fornisce informazioni sull’occupazione, ore lavorate e remunerazione oraria basandosi sui dati provenienti da circa 142 aziende e agenzie governative escludendo il settore agricolo. Tale campione considerato è molto ampio, copre circa un terzo dei lavoratori americani. Per entrambi i survey vengono considerati i dati della settimana che include il 12 di ogni mese.

Ogni marzo vengono riviste le stime per l’anno precedente, spesso con variazioni significative.

Nel survey CPS ogni individuo con età superiore ai 16 anni viene classificato come occupato, disoccupato o fuori dalla forza lavoro. Vengono definiti disoccupati i lavoratori che non hanno lavorato nella settimana di riferimento, ma che hanno cercato attivamente un’occupazione nella quattro settimane precedenti. La somma dei lavoratori occupati e di quelli disoccupati costituisce la forza lavoro, che esclude quindi i lavoratori fuori dalla forza lavoro. Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro, mentre il tasso di partecipazione è il rapporto tra gli occupati e l’intera popolazione.

Le differenze tra i due survey sono notevoli: nel CPS vengono inclusi anche i lavoratori agricoli e i lavoratori autonomi, esclusi da CES, mentre vengono inclusi solo i lavoratori con più di 16 anni, mentre il CES non considera questa variabile.  Per finire nel CPS i lavoratori vengono considerati una sola volta, mentre nel CES un lavoratore che riceve due cedolini da due datori diversi viene contato due volte. Queste divergenze portano spesso a risultati apparentemente contrastanti tra loro come un aumento degli occupati accompagnato da un aumento del tasso di disoccupazione e viceversa. Entrambi i survey sono soggetti a notevoli correzioni per la stagionalità dei dati. Ad esempio, un fattore che ha un notevole impatto sul primo survey è la chiusura delle scuole che comporta un forte aumento della forza lavoro in giugno, e allo stesso tempo comporta una riduzione del 20% dell’occupazione rilevata nel CES che poi risale all’inizio di ottobre. Ogni mese vengono ricalcolati i dati dei due mesi precedenti per includere i dati giunti in ritardo e per effettuare i riaggiustamenti dei fattori di destagionalizzazione. Per questo motivo il dato sulla variazione degli occupati viene definita preliminare, e solo dopo due mesi è da considerare definitiva.

L’intervallo di confidenza di questa stima è del 90%, vale a dire che c’è il 90% di probabilità che la variazione effettiva sia compresa all’interno di un range definito da 1,6 volte la deviazione standard dei risultati mensili: è un valore attualmente intorno alle 105 mila unità, e pertanto se la stima è di 200 mila nuovi occupati c’è una probabilità del 90% che il vero valore sia compreso tra 95 mila e 305 unità.

Sergio Bariatti

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