A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM
Al giro di boa della metà dell’anno, gli indici S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno toccato nuovi record, l’ultimo rapporto sull'occupazione, migliore del previsto, corrobora l’idea che l'economia americana stia tenendo botta a uno scenario avverso. Il rapporto sul lavoro ha mosso naturalmente i rendimenti dei Treasury, in rialzo sulla riduzione delle aspettative di un prossimo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve: i mercati escludono un intervento sui tassi nella riunione di fine mese, l’appuntamento è per il meeting di settembre.
Se guardiamo ai portafogli, volano le borse, vola l’oro, antico bene rifugio, volano i prezzi delle fragole confezionate come gioielli.
A Los Angeles una singola frangola viene venduta a circa 19 dollari. Distribuita dalla catena di supermercati di alta fascia Erewhon, la fragola è prodotta da un’azienda agricola giapponese specializzata in frutta pregiata, ha una perfetta forma a cuore ed è venduta in una confezione singola, sotto una campana di plastica che la fa assomigliare a un gioiello (ma non dura per sempre).
Crolla invece il dollaro che da inizio anno è sceso di oltre il 10% contro le principali valute, per il biglietto verde è il peggior momento dalla fine del sistema di Bretton Woods nel 1971. La debolezza del dollaro è una minaccia alle performance dei molti portafogli con sovrappeso di azioni e titoli del Tesoro americani.
La diversificazione è lo strumento più efficace per proteggere i portafogli dall'incertezza e dai rischi di “fat tails”, ovvero di movimenti estremi dei prezzi. Il lusso è una classe di attivo di cui tenere conto nella diversificazione tematica del portafoglio, borse che diversificano le Borse.
Con il giro del semestre, e ancora di più nel 2026, il settore del lusso dovrebbe rientrare nel sentiero di crescita, le stime sono che il mercato globale dei beni di lusso personali possa arrivare ai 345 miliardi di dollari. Non mancano i venti di prua, i rischi maggiori sono le tensioni di carattere politico, la politica commerciale americana, i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori che esigeranno flessibilità e capacità di adattamento strategico da parte dei marchi. Ma le fragole a diciannove dollari l’una rivelano che non mancano neppure i clienti, gli acquisti dei beni di alta gamma non soddisfano bisogni economici ma bisogni di natura diversa, di appartenenza e di status come descritto da Thorstein Veblen nella “Teoria della classe agiata”.
In GAM abbiamo ridotto le nostre previsioni di crescita del settore per il 2025 dal 3-4% all'1-2%, in conseguenza degli annunci sulle tariffe e sul clima di incertezza che comportano. Nel settore del lusso sono i comportamenti dei consumatori a orientare le politiche delle società e, alla fine, il rallentamento degli acquisti dei consumatori americani potrebbe essere meno grave del previsto. In Cina c’è un ampio numero di consumatori con forte capacità di spesa, il problema è quando e dove spenderanno, c'è un cambiamento nella domanda. L’emersione in Cina di marchi “premium” e di lusso vero e proprio, con ottime performance, sono un’ulteriore prova della forte capacità di spesa dei consumatori cinesi.
Dovrebbero invece rimanere sostanzialmente stabili gli acquisti dei consumatori europei. Il Vecchio Continente continuerà a beneficiare della spesa turistica, il differenziale di prezzo rimane un fattore chiave: un americano potrebbe risparmiare oltre un terzo se acquista nel Quadrilatero o in via Condotti invece che sulla Quinta Strada, oltre il quaranta per cento se dovessero restare in vigore le tariffe.
Il messaggio che arriva agli investitori è semplice: il lusso è resiliente, strategico e capace di generare valore nel tempo. La domanda di beni di lusso rimane elevata a livello globale, in particolare nell’area asiatica, in Medio Oriente, negli Stati Uniti e nelle grandi capitali europee. Il consumatore del lusso “absolute” e “beyond”, può permettersi olimpica indifferenza alla congiuntura economica e le nuove generazioni di clienti (Gen Z e Millennials), sono orientate verso identità, autenticità e valore esperienziale, il settore si sta orientando verso nuove forme di espressione o verso il “capitalismo umanistico” di alcuni imprenditori della moda.
La gestione attiva fa naturalmente la differenza, il gestore conosce e riconosce i marchi che meglio di altri sono “attrezzati” per affrontare e superare le difficoltà, nella prossima fase del ciclo saranno la qualità e la selettività a guidare i rendimenti.