Londra, 25 novembre 2025 - Nel 2025 i mercati globali hanno mostrato notevole resilienza, con la maggior parte degli indici che per il terzo anno consecutivo hanno registrato ritorni a doppia cifra, sebbene in una fase caratterizzata da dazi, conflitti geopolitici e shock sulla catena di approvvigionamento. I risultati del Global 2026 Institutional Outlook Survey di Natixis IM lasciano però intendere che i mercati potrebbero esaurire la propria spinta l’anno prossimo, dato che il 74% degli intervistati ritiene siano prossimi a una correzione.
Natixis IM ha coinvolto 515 investitori istituzionali che gestiscono complessivamente 29.900 miliardi di dollari per pensioni pubbliche e private, assicurazioni, fondazioni, endowment, banche centrali e fondi sovrani in tutto il mondo.
Le dinamiche geopolitiche hanno dominato la scena per gran parte degli ultimi cinque anni, ma ora le ricadute economiche sono la prima preoccupazione per gli istituzionali (49%). Con una politica tariffaria imprevedibile, il ribaltamento delle norme di sicurezza globali e la Cina che pesano fortemente sulle prospettive, il 73% degli intervistati pensa la disfunzione politica rappresenti adesso una minaccia crescente per la stabilità del mercato.
La politica non è però l'unica preoccupazione. Il sentiment generale suggerisce come gli istituzionali si stiano preparando anche a grandi cambiamenti nel panorama macroeconomico. Due terzi (66%) temono che il rallentamento della crescita possa essere foriero di recessione, inserita tra le tre principali minacce economiche (33%). Il sentiment suggerisce anche che l'economia globale potrebbe non essere in grado di fare affidamento sui consumatori, poiché gli investitori considerano i beni di consumo discrezionali (18%) e di base (22%) i settori con minor possibilità di sovraperformare nel corso del 2026.
Alberico Potenza, Country Head Italy Istitutional di Natixis IM, ha commentato: “Gli istituzionali dovranno affrontare molti ostacoli nel corso del prossimo anno, con uno scenario macroeconomico incerto e potenziali turbolenze di natura geopolitica. Tuttavia, nonostante le sfide e le potenziali insidie, gli investitori mantengono un certo ottimismo per quanto riguarda le prospettive di mercato, cercando attivamente una maggiore diversificazione del rischio del portafoglio. Una valida alternativa, notiamo viene ancora nell’investire negli asset illiquidi”.
IN ITALIA IL RITORNO DEGLI INVESTIMENTI SRI, CON UN FOCUS SULL'ENERGY TRANSITION
Nonostante il recente raffreddamento dell’interesse per l’investimento in real asset dopo un ciclo pluriennale di forte espansione, gli investitori istituzionali italiani continuano a mostrare una propensione strutturale verso gli investimenti SRI, considerati un pilastro strategico di lungo periodo.
In particolare, emerge un rinnovato interesse verso i fondi infrastrutturali dedicati alla Energy Transition, ritenuti uno degli strumenti più efficaci per combinare impatto ambientale, resilienza dei portafogli e visibilità sui flussi di cassa futuri. In questo contesto, gli investitori riconoscono il valore di player specializzati con track record consolidato.
Per quanto riguarda Natixis IM, ad esempio, la nostra affiliata Mirova, tra i leader di mercato nel segmento infrastrutturale energy transition, continua a essere percepita come un riferimento credibile per la capacità di strutturare progetti innovativi, pienamente allineati agli obiettivi di transizione energetica. La qualità del deal flow e la profondità dell’expertise tecnica rappresentano elementi distintivi che mantengono alta la fiducia degli investitori, anche in una fase di generale cautela sul comparto real asset.
POSSIBILI OPPORTUNITA' DALL'INCERTEZZA
Non si prevede una navigazione tranquilla per alcun mercato, poiché gli istituzionali prevedono un aumento della volatilità su azionario (59%), obbligazionario (38%) e valutario (46%). Tuttavia, nonostante tutta questa incertezza, stanno cercando aree di relativa forza e opportunità, sulla base delle attuali view di mercati e dei trend regionali.
Lato mercati, il sentiment degli istituzionali registra un calo di interesse per gli Stati Uniti e una chiara preferenza per altre regioni, con il 75% che prevede di ridurre (32%) o lasciare invariate (44%) l’esposizione a Wall Street. Al contrario, l’89% dichiara che aumenterà (44%) o lascerà invariate (46%) gli investimenti sui listini dell’area Asia-Pacifico, mentre l'85% prevede di aumentare (40%) o lasciare invariati (44%) gli investimenti sui mercati azionari europei.
Gli investitori stanno anche prendendo in considerazione il potenziale economico positivo delll'instabilità geopolitica, con il 77% in Europa e l'81% in Nord America ottimista sui titoli della difesa. Nel complesso, il 65% prevede che l'aumento della spesa per la difesa sosterrà la crescita nei mercati sviluppati e la stessa percentuale ritiene aprirà nuove opportunità anche sul fronte dei mercati privati. Anche gli emergenti sono oggetto di una rivalutazione, con metà degli istituzionali che ritiene l'India in grado di superare la Cina come principale mercato emergente in termini di investimenti.
Alla ricerca di opportunità di diversificazione, molti istituzionali stanno anche guardando in ottica nuova agli investimenti in criptovalute. Il 33% riconosce ora di aver investito in crypto, rispetto al 18% del 2024. Coloro che sono passati a questo settore sembrano soddisfatti, poiché il 94% afferma che lascerà invariate (58%) o incrementerà (36%) le proprie allocazioni. Inoltre, solo un anno fa il 65% affermava che le criptovalute non fossero per loro un’opzione di investimento. Un anno dopo, quasi la metà (49%) ritiene invece le criptovalute un’opzione potenziale.
INVESTIMENTI SOSTENIBILI
Dalle accuse di greenwashing allo scetticismo fino alle reazioni politiche negative, negli ultimi anni gli investimenti sostenibili hanno dovuto affrontare una serie di sfide. Tuttavia, dato che gli istituzionali cercano di migliorare i ritorni corretti per il rischio, stanno scoprendo l’aiuto che può venire dagli investimenti sostenibili: il 58% ritiene infatti che gli investimenti ESG offrano un vantaggio competitivo.
Nella maggior parte dei casi, l'integrazione è in cima alle preferenze strategiche, con gli istituzionali che scelgono di integrare la sostenibilità nel processo di investimento insieme all'analisi fondamentale. Pertanto, il 51% afferma che l'ESG è ancora importante per la propria strategia e il proprio processo di investimento, ma ne ha ridotto l'importanza a livello pubblico. L'investimento sostenibile rimane ancora predominante, ma sta semplicemente assumendo una forma diversa.
NONOSTANTE LE RISERVE, GLI ISTITUZIONALI RIMANGONO OTTIMISTI SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Sebbene tecnologia e intelligenza artificiale abbiano portato i mercati a nuovi livelli record, il mood degli istituzionali su scala globale è sempre più prudente. Il 46% è preoccupato da una bolla sull'intelligenza artificiale e il 35% prevede che tale bolla scoppierà nel 2026. Inoltre, il 69% crede che i nuovi significativi sviluppi tecnologici in ambito AI porteranno in primo piano il rischio di concentrazione sui mercati azionari e il 64% teme che un rallentamento della spesa in conto capitale possa compromettere la crescita stessa del mercato.
Tuttavia, nonostante le riserve, rimangono ampiamente ottimisti sulle prospettive dell'IA per il prossimo anno. Nel complesso, il 65% prevede che il settore darà nuovamente impulso alla crescita. Come per i mercati pubblici, anche nel settore privato la tecnologia è al centro dei piani di investimento: il 52% dichiara infatti di concentrarsi sulle opportunità legate all'IA quando si tratta di nuovi investimenti.
L'intelligenza artificiale va anche oltre il settore degli investimenti, con molte applicazioni anche in ambito tecnologico e di policy. Il 68% afferma che sta sbloccando opportunità di investimento precedentemente non rilevabili e il 49% sostiene che l’AI li sta aiutando a scoprire i rischi di portafoglio. Per contro, numerosi istituzionali conservano una certa diffidenza nei confronti dell'entusiasmo che circonda questa tecnologia. Il 41% ritiene l'IA uno strumento utile ma nulla di più, mentre il 64% teme che, all'interno delle proprie organizzazioni, il desiderio di sostituire i ruoli junior con l'IA stia compromettendo il reclutamento di talenti a lungo termine.