Commento a cura di Jeff Blazek, CFA Co-CIO, Multi-Asset Strategies Managing Director New York e Erik L. Knutzen, CFA, CAIA Co-CIO, Multi-Asset Strategies Managing Director New York di Neuberger Berman
La recente volatilità legata alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e al rischio di credito nel settore bancario è un chiaro promemoria dei rischi macroeconomici che continuano ad impattare sui mercati globali e di quanto possano essere duri e rapidi i loro effetti. Nel giro di poche settimane, i mercati hanno ricevuto due volte un monito sulla loro vulnerabilità agli attacchi di volatilità. Il recente sell-off dei titoli bancari, causato dai timori sul rischio di credito, è arrivato una settimana dopo la reazione ancora più violenta dei mercati, venerdì 10 ottobre, alla minaccia del presidente Trump di un “massiccio aumento” dei dazi sui prodotti cinesi.
La minaccia ha provocato una delle giornate di negoziazione più tumultuose dall'inizio di aprile: le azioni statunitensi hanno perso il 3%, gli spread creditizi societari si sono ampliati notevolmente, il VIX ha registrato un picco e le criptovalute hanno subito il più grande sell-off giornaliero mai registrata. In confronto, le preoccupazioni relative al rischio di credito di due banche regionali statunitensi hanno provocato una reazione meno grave sui mercati azionari e obbligazionari, ma i mercati sono rimasti comunque scossi, alimentando un maggiore senso di nervosismo.
A nostro avviso, questi sviluppi, in particolare l'ampiezza e la rapidità della reazione cross-asset del 10 ottobre, sottolineano due punti: in questo contesto, basta un titolo di giornale per scatenare la volatilità; inoltre, molteplici rischi macroeconomici hanno ancora il potere di innescare brusche mosse di avversione al rischio. Infatti, anche se riteniamo che gli aspetti peggiori della volatilità legata al commercio e ai dazi siano in gran parte alle nostre spalle e che i fondamentali del credito rimangano complessivamente solidi, i mercati di rischio sono valutati in modo tale che qualsiasi rumore che destabilizzi le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina o questioni di credito idiosincratiche può causare reazioni sproporzionate, anche se di breve durata. In questi periodi, la questione non è dove guardare e quando, ma come posizionarsi sui mercati per mitigare l'impatto e cogliere eventuali opportunità correlate.
STAY ALERT - STAY INVESTED
Nel complesso, il nostro Comitato mantiene la fiducia nelle prospettive di crescita e negli asset di rischio nel medio termine, con esposizioni tattiche mirate in tutte le asset class e regioni che riflettono alcune delle divergenze che osserviamo tra i blocchi economici. Ci sono buoni motivi per essere ottimisti sugli asset di rischio, una view che abbiamo mantenuto per tutto l'anno nonostante una raffica di notizie che hanno influenzato i mercati, tra cui shock commerciali, fiscali e geopolitici, preoccupazioni sulla crescita, rischi di inflazione e adozione dell'intelligenza artificiale. Al centro della nostra view vi è la notevole resilienza dell'economia e degli utili societari dimostrata negli Stati Uniti, un risultato sorprendente considerando gli sviluppi improvvisi e inaspettati relativi ai dazi doganali. La solidità della crescita è stata ulteriormente confermata all'inizio della stagione degli utili del terzo trimestre, con quasi tutte le principali banche statunitensi che hanno registrato risultati solidi, e in alcuni casi record, in termini di profitti e rendimenti del capitale proprio.
LA DIVERSIFICAZIONE CONTA
Gli shock di un solo giorno come quello del 10 ottobre scorso e le turbolenze creditizie delle ultime settimane non modificano la nostra tesi costruttiva, ma creano opportunità per osservare potenziali stress o esposizioni indesiderate nei portafogli, con la possibilità di ribilanciare e riposizionare se necessario. Gli adeguamenti dell'AAC per il quarto trimestre riflettono questa situazione su azioni, reddito fisso, attività reali e alternative. Una delle ricalibrazioni più significative della nostra previsione aggiornata è la riduzione dell'esposizione alle azioni europee e all'euro, con l'obiettivo di passare da un sovrappeso, dopo aver generato ottimi rendimenti negli ultimi trimestri, ad un aumento dell'esposizione al reddito fisso europeo. In un contesto caratterizzato da una crescita limitata, le obbligazioni possono contribuire ad aumentare i rendimenti e rafforzare la diversificazione del portafoglio. Ciò è in linea con la nostra opinione secondo cui la duration, espressa principalmente nei tassi europei e in modo più selettivo nei tassi statunitensi, appare interessante alla luce dell'attenuarsi delle preoccupazioni sui rendimenti a lungo termine e della nostra previsione di una maggiore stabilità delle curve dei rendimenti (se non addirittura di un loro appiattimento) dopo il sostanziale irripidimento registrato nel 2025. Insieme a queste posizioni in azioni quotate e reddito fisso, potremmo anche considerare di privilegiare gli investimenti alternativi come opzione per fornire stabilità ai portafogli ed esprimere un sovrappeso nelle materie prime, in particolare oro e metalli preziosi, al fine di fornire una copertura efficace contro i rischi geopolitici e di inflazione.
VOLATILITA' E OPPORTUNITA'
Man mano che i mercati si riprendono da questi recenti episodi di volatilità, l'attenzione si sposterà su dove e quando potrebbe verificarsi la prossima impennata. Con il protrarsi dello shutdown del governo statunitense, questo potrebbe essere uno degli aspetti su cui i mercati sceglieranno di concentrarsi. È quindi fondamentale che gli investitori restino vigili sui rischi macroeconomici che potrebbero continuare a incombere sui mercati globali, ma sfruttino i futuri periodi di volatilità per passare all'offensiva. Si tratta di un contesto in cui è possibile aumentare i rendimenti attraverso la disciplina: ribilanciare sulla forza, aggiungere dislocazione e lasciare che la diversificazione e le leve attive trasformino le inevitabili impennate in opportunità.