Si apre una settimana densa di eventi potenzialmente significativi per i mercati finanziari: mercoledì avremo la conclusione della riunione della banca centrale americana, venerdì il dato della disoccupazione USA di luglio e nel corso della settimana le trimestrali di Microsoft, Meta (mercoledì) Apple e Amazon (giovedì).
MERCATI OBBLIGAZIONARI
La scorsa settimana è stata molto tranquilla per i mercati obbligazionari con i rendimenti dei titoli decennali che chiudono sui livelli del venerdì precedente: il rendimento del Treasury decennale è finito a 4,39% (grafico in basso), quello del Bund al 2,72% e quello del BTP decennale al 3,58%.
Questa settimana è però più densa di dati macro significativi ed è probabile una maggiore volatilità: martedì avremo l'indice della fiducia dei consumatori USA calcolato dal Conference Board per il mese di luglio e il giorno seguente la prima stima della crescita del PIL del secondo trimestre in Germania e negli Stati Uniti, quest'ultima attesa a +2,4% annualizzato dopo il -0,5% del primo trimestre. Giovedì avremo poi la prima stima dell'inflazione in vari Paesi dell'area Euro e il report sui redditi e consumi statunitensi che contiene il deflattore dei prezzi PCE seguito dalla Federal Reserve come miglior indicatore delle pressioni inflazionistiche.
Venerdì avremo poi il dato della disoccupazione USA del settore privato per il mese di luglio. La congiuntura americana non mostra al momento segnali di significativo rallentamento e negli ultimi tre mesi i nuovi occupati sono stati intorno alle 150 mila unità: le previsioni per luglio sono però per un numero inferiore a 100 mila.
Non si attendono decisioni riguardanti i tassi dalla riunione del FOMC della banca centrale americana di mercoledì.
I dati dal fronte inflazionistico vedono un leggero rialzo negli USA (grafico in basso) al 2,7% in giugno, stesso livello dell'indice PCE “Core”, mentre nell'area Euro l'indice dei prezzi è salito al 2,0% e al 2,3% escludendo i prezzi degli alimentari e dell'energia: questi ultimi stanno compensando in larga parte gli aumento delle altre componenti.
Tecnicamente sono importanti per il decennale americano gli ultimi due minimi a 4,33% e 4,21%, mentre una risalita sopra quota 4,5% e 4,62% proietterebbe i rendimenti verso il 5%. Pertanto 4,21% e 4,62% limitano la trading range di breve termine e solo uscendo da questa banda di oscillazione sarebbe probabile l'inizio di un trend più significativo.
MERCATI AZIONARI
Mentre nei giorni scorsi è proseguito il rialzo di Wall Street con nuovi massimi del Nasdaq e dell'SP500 (grafico in basso) gli indici europei hanno chiuso la settimana praticamente invariati, con Milano più brillante guadagnando circa un punto percentuale.
L'attenzione degli investitori era puntata sulla trimestrale di Alphabet e di Tesla, e mentre quella della prima è stata molto migliore delle attese quella di Tesla ha deluso sia per la flessione del fatturato che per quella marcata degli utili: il titolo giovedì ha perso l'8% per poi recuperare il 5,7% il giorno dopo. Modesta invece la reazione di Alphabet.
I mercati sono sostenuti da soprattutto dagli acquisti retail e hanno raggiunto livelli di ipercomprato storicamente estremi, mentre le valutazioni rimangono molto elevate, soprattutto a Wall Street. Si segnalano poi flussi di acquisti anche su small caps e titoli spazzatura (di aziende in perdita) un altro segnale di pericolo.
Mancano ancora segnali di fine del trend rialzista visto che l'SP500 non ha ancora violato alcun supporto e pertanto il trend può tranquillamente proseguire nonostante le valutazioni elevate e la posizione di ipercomprato: per questo indice sono da seguire i due supporti a 6280 e 6200 punti sotto ai quali sarebbe giustificato attendersi una correzione di medio termine.
La prossima settimana i mercati saranno sottoposti al testa dell'accordo sui dazi tra Usa e EU, la disoccupazione USA di luglio e le trimestrali dei principali titoli tecnologici: martedì avremo quelle di VISA, United Health e P&G, mercoledì quelle di Microsoft e Meta e giovedì quelle di Apple, Amazon e Mastercard. La settimana si conclude poi con quella di Exxon Mobil e Chevron.
Gli indici azionari entrano quindi sui massimi storici in una settimana densa di fattori di rischio: vedremo come la supereranno.