La scorsa settimana è stata contraddistinta dalla riunione della Federal Reserve, che non ha sorpreso i mercati tagliando i tassi di un quarto di punto mercoledì, ma con una decisione non unanime: il nuovo membro nominato da Trump, Stephen Miran, ha sostenuto un taglio di mezzo punto, mentre il presidente della Fed di Kansas City, Jeffrey Schmidt, si è espresso contro una riduzione dei tassi, in quanto l’inflazione è da quattro anni sopra il target del 2% fissato dalla banca centrale americana.
Le trimestrali di Apple e Amazon hanno spinto al rialzo i due titoli, mentre gli investitori hanno reagito molto negativamente a quelle di Microsoft e Meta.
L’inflazione nell’area euro è scesa in ottobre al 2,1% (2,4% l’indice core), ma la reazione dei mercati obbligazionari è stata modesta: il rendimento del BTP decennale ha chiuso la settimana al 3,38%, in calo dal 3,42% del venerdì precedente, mentre quello del Bund è salito leggermente dal 2,62% al 2,64%.
In rialzo i rendimenti dei Treasury, con quello del decennale che sale di 10 basis point al 4,10% (grafico in basso) dopo il taglio dei tassi di mercoledì e le dichiarazioni poco accomodanti di Jerome Powell, che ha definito non scontata un’ulteriore riduzione dei tassi a dicembre.

La prossima settimana avremo una serie di dati macro statunitensi, ma non il dato sulla disoccupazione. Lunedì è atteso l’indice ISM manifatturiero di ottobre e mercoledì quello dei servizi. Martedì l’attenzione sarà puntata sull’indice JOLTS Job Openings relativo all’offerta di lavoro, mentre venerdì verrà pubblicato l’indice della fiducia dei consumatori calcolato dall’Università del Michigan per il mese di novembre.
L’attenzione dei mercati era rivolta alle trimestrali dei giganti tecnologici e, in generale, i risultati sono stati migliori delle attese — soprattutto per Alphabet e Amazon (+9,5% venerdì quest'ultima). Tuttavia, i mercati hanno punito con decisione Meta e Microsoft, forse per i timori legati a un eccesso di investimenti in intelligenza artificiale senza chiara redditività previsti per il 2026.
Positiva Apple, grazie alle ottime vendite di iPhone, con il titolo che ha toccato un nuovo massimo storico a 270 dollari, portando la capitalizzazione a quattro trilioni di dollari.
Il 19 novembre è attesa la trimestrale dell’ultima azienda dei Big 7, NVIDIA.
Gli indici americani hanno chiuso la settimana su nuovi massimi storici, con l’S&P 500 a 6.840 punti (grafico in basso). Tuttavia, si fa sempre più marcata la biforcazione tra i titoli tecnologici e quelli legati alla spesa dei consumatori: la scorsa settimana Chipotle Mexican Grill è crollata del 20% dopo aver segnalato un calo della spesa dei consumatori, soprattutto tra i più giovani.

La fiducia dei consumatori, infatti, è ai minimi degli ultimi anni — situazione comprensibile visto l’annuncio di Amazon di un taglio di 30.000 posti di lavoro, che segue mosse simili da parte di General Motors, UPS e Target.
I mercati europei rimangono più cauti, consolidando non troppo lontano dai massimi storici ma senza seguire il rally degli indici americani. Il DAX ha comunque chiuso la settimana in leggero rialzo (grafico in basso).
