Outlook settimanale

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I MERCATI OBBLIGAZIONARI

La notizia che ha maggiormente mosso i mercati la scorsa settimana è stata il discorso di Jarome Powell a Jackson Hole di venerdì che ha puntato a un taglio dei tassi alla riunione della Federal Reserve di settembre: il Presidente della Fed ha segnalato che la bilancia dei rischi  si è spostata verso la debolezza del mercato dell'occupazione (sia dal lato della domanda che dal lato dell'offerta) dopo le sorprendenti revisioni al ribasso dei dati dei nuovi occupati degli ultimi tre mesi.
Il mercato dei Treasuys ha reagito abbastanza positivamente con il rendimento del decennale che ha chiuso venerdì al 4,26% dal 4,33% del venerdì precedente (grafico in basso), ma quello del titolo a 30 anni è finito a 4,88% da 4,81% con un conseguente aumento della pendenza della curva dei rendimenti.

 


I dati macro USA sono stati di secondaria importanza, ma questa settimana avremo il report dei redditi e spese dei consumatori di luglio che include l'indice dei prezzi PCE seguito dalla banca centrale come più attendibile indicatore delle pressioni inflazionistiche.
I mercati obbligazionari europei hanno chiuso la settimana a loro volta in rialzo: il rendimento del Bund decennale è sceso dal 2,78% al 2,72% anche se l'asta dei titolo a 30 anni ha prodotto un rendimento del 3,28%, mentre quello del BTP ha chiuso a 3,55% da 3,62%.  Dal fronte macro si segnala il dato della crescita del PIL tedesco del secondo trimestre a +0,2% sullo stesso trimestre dell'anno scorso, ma in discesa dello 0,3% rispetto al primo trimestre. La stima finale dell'inflazione nell'area Euro ha confermato la stima iniziale del 2,0% per l'indice globale e del 2,3% per l'indice Core.
Lo scenario di riferimento rimane quello di una congiuntura globale in rallentamento, ma di pressioni inflazionistiche in lenta crescita grazie ai dazi americani che iniziano da avere un impatto sui prezzi negli USA e sulla congiuntura europea.  L'impatto di lungo termine dovrebbe essere positivo per i mercati obbligazionari in quanto l'effetto sulla congiuntura sarà probabilmente più ampio rispetto a quello sui prezzi, ma lo scenario è in continua evoluzione.
Da notare il rafforzamento dell'euro sopra quota 1,1700 in chiusura di settimana, ma dovremmo essere vicini alla fine del trend rialzista e il notevole sentimento negativo contro il dollaro dovrebbe indurre alla prudenza.

I MERCATI AZIONARI

Wall Street ha reagito al discorso di Powell con un rialzo dell'1,52% dell'indice SP500 su un nuovo massimo storico (grafico in basso), come se le aspettative del mercato fossero meno accomodanti: vedremo nei prossimi giorni se si è trattato di una reazione a breve termine.

 

Da notare il +3,91% dell'indice Russell 2000 dei titoli a minore capitalizzazione, il cui terzo dei titoli sono di azienda in perdita.

Il fatto che vengano ridotti i tassi perché ci sono segnali di rallentamento dell'economia USA non sembra preoccupare gli investitori e i segnali rimangono di un un mercato in estremo ipercomprato, di valutazioni record e di pericolosa euforia, soprattutto degli investitori retail.
Mancano ancora i segnali di fine trend che sarebbero dati da una discesa dell'indice SP500 sotto quota 6200 e pertanto rimane rischioso andare contro il trend rialzista principale con posizioni ribasssite, ma è certamente giustificato ridurre l'esposizione sui mercati azionari in questa fase di euforia, accontentandosi di rendimenti obbligazionari interessanti.
Sorprende la forza dei mercati europei nonostante la congiuntura economica debole e il rischio che i dazi americani la rallenterenno ulteriormente: gli investitori sembrano sottovalutare il loro l'impatto ed è consigliabile la prudenza anche sui questi mercati.

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