Outlook settimanale

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MERCATI OBBLIGAZIONARI


L'attenzione del mercato dei Treasurys la scorsa settimana era puntata sul dato di giovedì dell'inflazione USA di agosto e in questo caso le sorprese sono state modeste: il tasso di crescita annuale è salito al 2,9% dal 2,7% del mese precedente, mentre quello dell'indice Core che esclude i prezzi degli alimentari e dell'energia è rimasto fermo al 3,1%.
La sorpresa del fronte macro è venuta dal survey dell'Università del Michigan sulle aspettative dei consumatori USA e sulle loro aspettative inflazionistiche: l'indice è sceso molto più del previsto dal 58,2 di agosto  a 55,4 e le aspettative inflazionistiche  di lungo termine sono salite al 3,9%, ma si tratta di survey e non di dati reali.
Il rendimento del decennale ha chiuso la settimana al 4,06% dal 4,09% del venerdì precedente (grafico in basso), forse grazie anche all'aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione di giovedì, mentre i rendimenti europei hanno guadagnato terreno, forse seguendo quelli della Francia, il cui debito è stato declassato da Fitch: il rendimento del Bund sale a 2,71% da 2,66%, il BTP decennale dal 3,51% al 3,55% e l'OAT francese chiude la settimana 2,50%.


L'evento principale della prossima settimana è la riunione della Federal Reserve che mercoledì dovrebbe portare a una riduzione di un quarto di punto dei tassi al 4,0-4,25% ed è da ricordare che la reazione del mercato obbligazionario alla riduzione dei tassi del settembre scorso è stato un sell off di tre mesi: una reazione positiva dei mercati obbligazionari non è pertanto scontata. Il rendimento del decennale al 4% contro il 2,9% dell'inflazione in salita non offre grandi opportunità: è giustificato il timore che dopo il taglio dei tassi di mecoledì i rendimenti salgano contro ogni aspettativa ed è quindi consigliabile prudenza sui titoli a lungo termine.
Martedì avremo poi il dato USA delle vendite al dettaglio di agosto e mercoledì la stima finale dell'inflazione nell'area Euro.


MERCATI AZIONARI


La scorsa settimana abbiamo visto gli indici americani far segnare nuovi massimi storici mentre quelli europei hanno chiuso poco mossi: il Dax rimane sopra all'importante supporto a quota 23377 punti (grafico in basso), mentre Milano ha chiuso in leggero rialzo.
La notizia della settimana è stato il +40% di Oracle dopo una trimestrale in linea con le attese (da 240 dollari di martedì a 345 del giorno dopo per poi chiudere la settimana 292 dollari) , ma grazie alla previsione di aumento del 100% del fatturato nei prossimi tre anni grazie allo sviluppo dei data center : è la prima volta che assistiamo a una tale reazione dei mercati su una previsione, tra l'altro legata a un contratto con un solo cliente (Open AI). 


Lo scenario di fondo suggerisce però prudenza visto che i dati macro segnalano una congiuntura globale in rallentamento e inflazione in progressiva seppur leggera crescita: non è uno scenario favorevole ai mercati azionari soprattutto in considerazione dei livelli notevoli delle valutazioni: Oracle arriva a 80 volte gli utili superando il P/E di NVIDIA.
Dal punto di vista tecnico vale quanto scritto la scorsa settimana: "le valutazioni restano estremamente elevate, soprattutto alla luce di una congiuntura in indebolimento. Tuttavia, mancano ancora segnali concreti di inversione del trend rialzista principale: il riferimento chiave rimane la soglia dei 6.343 punti, la cui rottura al ribasso costituirebbe un campanello d’allarme (grafico in basso)".


La nostra asset allocation consigliata rimane quindi molto prudente e iniziamo a dubitare anche sull'investimento in metalli preziosi visti i livelli elevati raggiunti da oro e argento: forse è consigliabile ridurre le posizioni.
Più nel lungo termine ci attendiamo una crisi del settore bancario statunitense e quindi una crisi del debito pubblico, ma la tempistica è impossibile da prevedere: le valutazioni notevoli dei titoli bancari, anche europei, appaino elevate e consigliano prudenza.


RIASSUMENDO


L'evento principale della prossima settimana è la riunione della banca centrale USA che dovrebbe portare un taglio di un quarto di punto ai tassi a breve, ma non è scontata una reazione positiva dei mercati azionari, che sono in estremo ipercomprato  con valutazioni molto elevate, e degli obbligazionari, che il settembre scorso hanno reagito a una riduzione dei tassi con tre mesi di ribassi delle quotazioni.

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