I MERCATI OBBLIGAZIONARI
La notizia principale della scorsa settimana non è stata tanto la riduzione di un quarto di punto dei tassi da parte della Federal Reserve, quanto l’apertura verso almeno un altro taglio entro fine anno — e forse anche due. Le proiezioni della banca centrale per la crescita nei prossimi tre anni sono state leggermente riviste al rialzo rispetto a quelle di giugno, mentre sono nettamente migliorate quelle sull’occupazione, con il tasso di disoccupazione previsto in discesa (vedi tabella sotto). Si prevede una diminuzione anche dell’inflazione, sia misurata con il CPI che con l’indice PCE, usato per calcolare la variazione reale dei consumi. Tuttavia, alla luce dei dati molto negativi degli ultimi mesi per quanto riguarda l’occupazione, non è chiaro su quali basi la Fed preveda un’accelerazione del PIL per il 2026.
La reazione del mercato dei Treasuries a lungo termine non è stata particolarmente positiva: il rendimento del decennale statunitense ha chiuso la settimana al 4,14%, rispetto al 4,06% del venerdì precedente (grafico in basso). Anche i rendimenti europei sono aumentati leggermente, con quello del BTP decennale che è passato dal 3,55% al 3,57%. Va ricordato che quando la Fed ha tagliato i tassi lo scorso settembre, il mercato obbligazionario ha reagito con tre mesi consecutivi di ribassi.
Questa settimana non sono previsti dati macro di primaria importanza, se non il report di venerdì sui redditi e consumi negli Stati Uniti per agosto, che include l’indice Core PCE — seguito dalla Fed come miglior indicatore delle pressioni inflazionistiche.
I MERCATI AZIONARI
Lo scenario delineato dalla Fed — congiuntura in miglioramento, inflazione e tassi in discesa — potrebbe apparire forse eccessivamente ottimistico, ma è lo scenario migliore possibile per il mercato azionario. La reazione di Wall Street è stata positiva: finora i dati macro mostravano il contrario, ossia un’economia in rallentamento e una inflazione in lieve aumento.
Il Nasdaq ha beneficiato particolarmente della notizia che NVIDIA investirà 5 miliardi di dollari in Intel. Anche l’S&P 500 ha aggiornato i suoi massimi storici nel corso della settimana (grafico settimanale in basso).
I mercati non hanno peraltro reagito sensibilmente alla notizia che Tricolor Holdings — terzo finanziatore per l’acquisto di autoveicoli in Texas e California — ha chiesto di entrare in procedura di liquidazione (Chapter 7), confermando il peggioramento della qualità del credito negli USA e i rischi per il settore bancario. Aumentano i tassi di default: il settore dei prestiti ai consumatori per l’acquisto di auto rappresenta solo il 15% dei crediti bancari, ma costituisce il 70% del capitale “rischioso” (o più esposto) del settore. È interessante notare che a giugno Tricolor ha emesso due miliardi di ABS con rating AAA, acquistati da BlackRock, e che questi titoli ora sono scambiati a 12 centesimi per dollaro.
Nemmeno i segnali preoccupanti derivanti dalle iniziative militari di Putin nei Paesi NATO dell’Europa dell’Est sembrano aver avuto effetti rilevanti sui mercati.
Tecnicamente, mancano ancora segnali di inversione per il trend rialzista di Wall Street: l’S&P 500 non ha ancora violato alcun supporto significativo; il primo livello è ora situato a 6.550 punti. I mercati azionari europei sono più cauti: la scorsa settimana il DAX ha rischiato la rottura del primo supporto, che si trova a quota 23.377 (grafico in basso).
RIASSUMENDO
Mancano segnali chiari di fine del trend rialzista nei mercati azionari, nonostante valutazioni molto elevate, una congiuntura in rallentamento, inflazione in salita e rischi geopolitici crescenti.
I mercati obbligazionari mostrano segnali di cedimento dopo il taglio dei tassi da parte della banca centrale americana.
Questa settimana l’attenzione è puntata sul dato di venerdì dei prezzi al consumo USA per agosto.