A cura di Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management
Shutdown del governo USA. Il prolungato shutdown del governo statunitense sta esercitando una pressione significativa sull'economia. Si registrano circa 27 miliardi di dollari di ritardi nei pagamenti ai lavoratori federali e la sospensione dei sussidi SNAP, che riguardano 41 milioni di persone e interessano circa il 10% delle vendite di generi alimentari, incidendo così sui consumi. L'attuale incertezza politica aggrava le condizioni di stagflazione: dazi, riduzione dell'offerta di lavoro e tagli alla spesa pubblica hanno rallentato la crescita occupazionale e colpito alcuni settori produttivi come quello immobiliare e commerciale. Gli investimenti legati all'intelligenza artificiale continuano, ma attualmente persistono rischi per l'economia nel breve termine. I rendimenti dei Treasury sono sensibili all'andamento del mercato del lavoro e le distorsioni legate allo shutdown stanno inoltre offuscando i dati sull'occupazione a breve termine.
La Fed taglia mentre le altre banche centrali mantengono i tassi invariati. La riunione del FOMC di ottobre 2025 ha portato a un taglio dei tassi di 25 punti base, abbassando la fascia obiettivo dei federal funds al 3,75%-4,00%. Il presidente Jerome Powell ha invitato alla cautela, sottolineando che, sebbene i mercati si aspettino un ulteriore allentamento, un taglio a dicembre “non è scontato”. Due membri hanno espresso opinioni divergenti: Miran si è pronunciato nuovamente per un taglio maggiore di 50 punti base, mentre Schmid si è opposto a qualsiasi modifica; ciò indica la presenza di differenti posizioni all'interno del comitato. I commenti di Powell sul mese di dicembre sono stati percepiti come da falco e i mercati dei titoli di Stato hanno reagito con una vendita massiccia che ha portato a livelli di rendimento più elevati. Powell ha menzionato un rallentamento delle condizioni del mercato del lavoro, una crescita del PIL stimata intorno al 2% e pressioni inflazionistiche persistenti. È stato inoltre fatto riferimento a fattori strutturali come dazi, cambiamenti nelle catene di approvvigionamento e variazioni di produttività legate alla tecnologia. La carenza di dati economici dovuta allo shutdown complica ulteriormente le valutazioni. I mercati continuano a prevedere un rallentamento graduale dell'economia, con i futures che indicano una probabilità di circa il 65% di un ulteriore taglio dei tassi a dicembre. Le altre principali banche centrali hanno mantenuto invariati i tassi di interesse. La BCE ha lasciato i tassi di riferimento fermi al 2%, nonostante una crescita e un'inflazione leggermente superiori alle previsioni e un tasso di disoccupazione nell'Area Euro al 6,3%, a livelli storicamente bassi. Anche la Banca del Giappone ha mantenuto i tassi invariati, citando una maggiore incertezza; questa scelta ha contribuito all'indebolimento dello yen giapponese. Un eventuale aumento dei tassi in Giappone è stato nuovamente rinviato e sarà scontato dai mercati solo a partire da aprile 2026.
Fine in vista per il QT. Il Comitato ha confermato che il quantitative tightening (QT) terminerà il 1° dicembre e che i pagamenti anticipati dei mutui saranno reinvestiti in buoni del Tesoro con l'obiettivo di ridurre la durata del bilancio della Federal Reserve, allineandola maggiormente a quella del mercato complessivo dei Treasury. La conclusione del QT riflette probabilmente, in parte, le recenti tensioni rilevate nei finanziamenti, come indicato dal tasso SOFR. La Federal Reserve ha ribadito l'intenzione di mantenere un ambiente caratterizzato da "ampie riserve", evitando una situazione in cui le banche debbano cercare fondi su base giornaliera. Il FOMC sembra aver identificato l'attuale livello di riserve come adeguato a tale obiettivo. L'interruzione del QT può essere considerata una delle politiche monetarie e fiscali orientate a un maggiore accomodamento nel prossimo anno. È possibile che l'economia statunitense registri una crescita ciclica, favorita da misure come l'allentamento fiscale, la deregolamentazione e una minore incertezza nella politica commerciale.
Francia: downgrade del rating. Dopo che Fitch ha ridotto il rating della Francia a settembre, il 17 ottobre S&P ha portato il rating sovrano del Paese da AA- (negativo) ad A+ (stabile) tramite un'azione non programmata, tre giorni dopo la riconferma del primo ministro Lecornu alla guida del quarto governo successivo alle elezioni parlamentari dell'estate 2024. L'incertezza sulle finanze pubbliche francesi rimane elevata; S&P rileva che l'approvazione di un bilancio potrebbe fornire maggiore chiarezza sulle modalità di gestione del debito pubblico e stima che l'obiettivo di deficit di bilancio generale per il 2025, pari al 5,4% del PIL, sarà raggiunto. Tuttavia, in assenza di ulteriori misure significative di riduzione del deficit, il consolidamento del debito a lungo termine potrebbe avvenire più lentamente rispetto alle precedenti previsioni, con un rapporto debito pubblico/PIL atteso in crescita dal 112% nel 2024 al 121% nel 2028. La reazione dei mercati è stata limitata, poiché lo stallo politico in Francia era già incorporato nelle valutazioni. I rendimenti decennali della Francia sono aumentati, provocando un ampliamento degli spread rispetto ai Bund tedeschi. Dopo essersi ridotti a circa 75 punti base in seguito alla riconferma del premier e alla proposta di bilancio, gli spread sono oscillati tra 75 e 85 punti base per tutto il mese.
Si osserva un aumento delle obbligazioni a lunga scadenza. Nonostante la crescita dei prezzi sia ancora superiore all'obiettivo in molte economie, gli investitori ritengono che sia improbabile un incremento significativo e permanente dell'inflazione. Con una percepita diminuzione delle tensioni commerciali globali, si è verificato un brusco calo dei rendimenti delle obbligazioni a 30 anni, in particolare nel Regno Unito e in Giappone, dove nell'ultimo anno si era registrato un irripidimento delle curve. Il calo dei rendimenti obbligazionari a lunga scadenza in alcuni paesi è stato il più consistente dal dicembre 2023.
Supporto valutario per l'Argentina. Il Tesoro ha effettuato un intervento sul mercato dei cambi argentino acquistando pesos argentini (ARS), si tratta della prima operazione di questo tipo dal 2011 e solo la quarta negli ultimi trent’anni. L’intervento è stato realizzato attraverso il Fondo di stabilizzazione dei cambi (FSE) del Tesoro, uno strumento già usato in passato per i mercati dell’euro e dello yen. Questa misura strategica è stata adottata poco prima delle elezioni del Congresso e del Senato in Argentina, con l’obiettivo di stabilizzare il mercato dei cambi e sostenere il programma di riforme proposto dal Presidente Milei. La linea di swap è considerata un segnale del sostegno degli Stati Uniti al programma economico di Milei, che si è differenziato dalle condizioni del FMI e ha incontrato sfide in termini di fiducia interna. Inoltre, la tempistica – immediatamente precedente a un lungo fine settimana e durante una fase di continua vendita di dollari da parte del Tesoro argentino – ha contribuito ad evitare una variazione disordinata del tasso di cambio che avrebbe potuto influenzare la stabilità politica.