12/05/2025

Capital Group: la debolezza del dollaro USA rappresenta una svolta ribassista di lungo periodo?

Dal 2010 il dollaro statunitense ha registrato un periodo prolungato di forza. Tuttavia, nel primo trimestre del 2025 il dollaro si è indebolito rispetto a un paniere di valute. Considerando che i potenziali dazi doganali dopo l'elezione del presidente Trump erano stati ampiamente segnalati, l'andamento del dollaro statunitense nel primo trimestre è forse controintuitivo. 

La teoria economica suggerisce che i dazi riducono le importazioni, spostano i consumi verso i beni prodotti internamente, migliorano la bilancia commerciale e riducono la domanda di valute non statunitensi. Di conseguenza, molti osservatori avrebbero potuto aspettarsi un rialzo del dollaro. Tuttavia, sembra che i mercati abbiano reagito sulla base del fatto che i dazi probabilmente esporranno gli Stati Uniti a una crescita economica più debole, a una Federal Reserve accomodante e a tassi reali più bassi. La rivalutazione delle prospettive di crescita degli Stati Uniti rispetto al resto del mondo è la ragione principale alla base dell'indebolimento del dollaro statunitense. 

La domanda per gli investitori a lungo termine è se i movimenti più recenti indichino una forte inversione di tendenza nel ciclo del dollaro statunitense, che porterà a un periodo di debolezza pluriennale? Per noi la risposta è non necessariamente. 

L'incertezza sulla politica commerciale rischia di frenare gli investimenti di capitale delle imprese, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. In definitiva, l'incertezza porterà probabilmente a un rallentamento della crescita economica a livello globale. In tale scenario, è difficile avere una visione rialzista su molte valute non statunitensi, ad eccezione dei beni rifugio come lo yen giapponese e il franco svizzero. 

Di conseguenza, il dollaro statunitense potrebbe indebolirsi ulteriormente nel breve termine. Tuttavia, nel lungo termine, un calo prolungato richiederebbe una crescita più lenta e rendimenti reali inferiori negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo.

 

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