07/07/2025

Capital Group: Outlook macroeconomico per il secondo semestre

Prospettive per l'economia

Ci sono molti modi per descrivere l’outlook dell’economia statunitense e mondiale. Ma ora, a metà 2025, una parola è emersa su tutte: incertezza. La mancanza di chiarezza sulla politica commerciale statunitense – con la prospettiva di dazi crescenti – ha innescato un grave shock per l’economia globale. Per la prima volta dal 2022, il prodotto interno lordo (PIL) USA nel primo trimestre ha registrato un calo. Alcune società hanno smesso di pubblicare guidance previsionali. Le spese in conto capitale sono state differite. I volumi delle merci nei porti principali sono scesi drasticamente. Il ritmo delle assunzioni si è fatto più lento.

Con l’aumento dell’incertezza sulle politiche, le proiezioni sulla crescita economica globale stanno peggiorando: in base agli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, sono già state riviste al ribasso per gli USA, l’Europa, il Giappone e molti mercati emergenti. I recenti accordi commerciali tra USA, Regno Unito e Cina sono incoraggianti, ma sono limitati e c’è ancora molto da fare. Molte aziende hanno premuto il tasto ‘pausa’ perché non sanno quali saranno le regole tra una settimana, un mese o un anno. Anche se alcuni dazi sono stati ridotti o eliminati, questa pausa avrà comunque delle conseguenze. Non sappiamo se sarà sufficiente a innescare una recessione, ma sicuramente ne aumenta la probabilità.

Quattro scenari per un contesto globale in evoluzione

Una guerra commerciale globale e l’evoluzione delle alleanze politiche potrebbero rallentare la crescita, alimentare l’inflazione e aumentare il rischio di recessione. D’altra parte, i mercati potrebbero rispondere positivamente in caso di trattative commerciali rapide e con esito positivo. Il team Night Watch di Capital Group – un gruppo di economisti, analisti politici e gestori di portafoglio – valuta queste e altre possibilità avvalendosi dell’analisi di scenario. Piuttosto che effettuare previsioni, identifica una serie di esiti possibili e li collega alle implicazioni per gli investimenti. Dall’analisi sono emersi quattro esiti potenziali: battaglia commerciale (dazi significativi e altre misure protezionistiche); grandi accordi (lo scenario più positivo); ritorno delle grandi potenze; nazionalismo assertivo. 

Decodificare i dazi: valutare il mercato e gli impatti economici

Ora che i dazi stanno assumendo un ruolo centrale nell’economia globale, è importante che gli investitori comprendano che non tutte le barriere commerciali si equivalgono. A tal proposito, la nostra ricerca indica che i dazi, in generale, vengono impiegati per quattro scopi che potranno avere impatti diversi negli anni a venire.

  1. Negoziazione: il Presidente Trump ha chiarito che alcuni dazi sono volti a indurre altri Paesi a collaborare al raggiungimento dei suoi obiettivi, come ad esempio ridurre l’immigrazione illegale e il flusso transfrontaliero di sostanze illecite. Queste misure potrebbero essere temporanee.
  2. Ribilanciamento: i dazi reciproci mirano a ripristinare l’equilibrio con altri partner commerciali, come l’Europa, il Giappone e il Messico. L’obiettivo principale è quello di ridurre il deficit commerciale degli USA.
  3. Disaccoppiamento: uno degli obiettivi dei dazi è quello di ridurre la dipendenza dalle supply chain single-source, come la Cina. Questa tipologia di dazi mira a riportare in parte la produzione negli Stati Uniti.
  4. Finanziamento: alcuni dazi sono pensati in modo tale da generare entrate e compensare potenzialmente l’impatto di altri obiettivi politici, tra cui i tagli fiscali. 

Queste motivazioni avranno un ruolo importante nell’evoluzione della situazione. È improbabile che i dazi utilizzati a fini negoziali persistano, mentre quelli che rientrano nell’ambito del processo di disaccoppiamento più ampio potrebbero rimanere a lungo. 

Durante il primo mandato Trump, i mercati si sono ripresi dall’incertezza commerciale

Il fatto che i dazi inneschino gravi turbative sui mercati non è certo una novità. Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, una serie di nuovi dazi applicati alla Cina ha innescato una guerra commerciale che ha turbato i mercati e dominato le prime pagine dei giornali, un po’ come sta accadendo oggi. Come hanno reagito le azioni in quell’occasione? La paura di un rallentamento economico globale e di un aumento dell’inflazione ha spinto l’Indice S&P 500 al ribasso del 4,4% nel 2018. Ma con l’annuncio degli accordi commerciali e la persistente solidità della spesa al consumo, l’indice ha recuperato nettamente terreno nel 2019 salendo del 31,5%. 

Dopo quella prima tornata di dazi il mondo è cambiato. Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, la guerra in Ucraina e in Medio Oriente e il più grave shock dell’inflazione degli ultimi decenni stanno avendo profonde ripercussioni sull’economia. Pur non sapendo cosa accadrà il prossimo anno, le elezioni di metà mandato potrebbero spostare il focus di Trump su problematiche meno gravose che alimenterebbero l’ottimismo economico. Inoltre, gli accordi sui dazi con i principali partner commerciali potrebbero incentivare i mercati.

 La duration è più interessante in un contesto commerciale incerto

In un contesto di forte incertezza associata alla politica commerciale USA, la Federal Reserve (Fed) ha esteso la pausa nel ciclo di tagli dei tassi alla riunione di giugno 2025. Ha ribadito la sua intenzione di aspettare chiarezza sull’impatto dei cambiamenti a livello politico prima di prendere ulteriori decisioni in merito al tasso target sui Fed Fund. Il nostro team dedicato ai tassi prevede che la volatilità dei tassi di interesse persisterà mentre i mercati attendono maggiore chiarezza in merito alle politiche, anche alla luce delle interazioni tra l’aumento dell’inflazione e il rallentamento della crescita. 

Sebbene la Fed abbia sospeso le decisioni in merito ai tassi di interesse, per il futuro il team dedicato ai tassi ritiene maggiormente probabile una loro riduzione. Nel frattempo, continuiamo a ritenere che l’asticella per un rialzo dei tassi sia alta, anche in un contesto di maggiori pressioni inflazionistiche. 

La svolta fiscale della Germania tramite nuovi impegni di spesa per le infrastrutture e la difesa potrebbe rappresentare un incentivo significativo per la crescita dell’Eurozona nel medio periodo. Siamo tuttavia consapevoli che, nell’immediato, l’incertezza sul fronte commerciale rende più complicato l’outlook di crescita.

 

L’incertezza sul livello di crescita, insieme al rafforzamento dell’euro, potrebbe contenere l’inflazione nella regione. E questo, a nostro avviso, dovrebbe agevolare la Banca Centrale Europea (BCE) nel tagliare i tassi. A nostro avviso, la BCE potrebbe eccedere nell’azione piuttosto che il contrario, per aiutare ad alleviare la pressione al rialzo sull’euro e minimizzare la perdita di output derivante dall’aumento dei dazi.

 

 

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