Dopo quindici anni di sovraperformance, è comprensibile che gli investitori globali si siano concentrati esclusivamente su un'unica asset class, ovvero le azioni statunitensi. Tuttavia, se si pensa ai mercati che sono rimasti più indietro in una logica di bilanciamento del proprio portafoglio allora, l’azionario cinese o più in generale quello non statunitense dovrebbero essere considerati con attenzione, ma il posizionamento attuale degli investitori non sembra essere pronto a questo cambiamento.
Infatti, nonostante il ruolo significativo della Cina nell'economia globale e la sua importanza per i profitti delle multinazionali statunitensi e globali, le allocazioni verso l’azionario cinese variano da sottopeso a nulle, fino addirittura a rientrare, per alcuni operatori, nell’universo “non investibile”.
Quando un’asset class è considerata “non investibile”, in un contesto che vede anche un’esposizione modesta verso di essa e valutazioni basse, storicamente significa che quella asset class ha raggiunto i minimi. Oltretutto è importante notare che i titoli statunitensi più considerati hanno ricavi significativi dalla Cina, ma non sono affatto impattati dalla narrativa negativa che continua a pesare sulle azioni cinesi e sul sentiment generale degli investitori nei confronti della Cina.
Stimoli del 2024: più di un rimbalzo a breve termine
Il governo cinese dispone di ampia liquidità dopo aver fornito misure di stimolo minime durante la pandemia. Anche nel periodo post-Covid, quando le sfide economiche persistevano, la Cina ha continuato a mantenere un approccio fiscale conservativo.
Pertanto, il debito pubblico complessivo della Cina rimane basso, pari al 62% del prodotto interno lordo (PIL), con la maggior parte del debito proveniente dalle amministrazioni locali. Le misure di stimolo del 2024 sono quasi nulla se paragonate alla capacità di indebitamento della Cina prima di raggiungere il 100% del PIL. A titolo di raffronto, gli Stati Uniti e il Giappone hanno un rapporto debito pubblico/PIL rispettivamente del 122% e del 255%.
È probabile che la PBOC continui il suo ciclo di espansione monetaria riducendo i tassi di deposito bancari, i tassi dei mutui per la casa e i prestiti interbancari. È inoltre probabile che continui a ridurre la quantità di denaro che le banche devono tenere come riserva obbligatoria, liberando ulteriori risorse da concedere in prestito.
Le azioni cinesi rimangono più interessanti rispetto alle azioni USA e alle obbligazioni
La politica monetaria cinese è attualmente la più accomodante tra le principali economie.
La combinazione di un basso tasso risk-free e di elevati rendimenti da dividendi rende il premio per il rischio azionario estremamente interessante rispetto agli Stati Uniti. I picchi del premio per il rischio azionario, misurato dal rapporto tra il rendimento medio dei dividendi dell'indice MSCI China All Shares e il rendimento del titolo di Stato cinese a 10 anni, tendono a precedere i rally delle azioni cinesi. Questo è esattamente ciò che è accaduto a settembre, dopo che il premio per il rischio azionario ha raggiunto i massimi di dieci anni in agosto. Come si può vedere nel grafico sottostante, il premio per il rischio azionario ha una forte correlazione inversa con i rendimenti del mercato azionario cinese.
Negli Stati Uniti invece il premio per il rischio azionario sta toccando i minimi di dieci anni e i mercati azionari stanno raggiungendo i massimi storici.
Gli investitori domestici cinesi ne stanno prendendo atto e si stanno già focalizzando sul mercato azionario, come dimostra l'aumento del collaterale a margine, utilizzato per effettuare investimenti a leva o semplicemente per operare in conti margine.
Settore internet: il principale beneficiario degli stimoli
Le società del settore Internet sono diventate i driver dell'economia cinese. Ciò significa che probabilmente beneficeranno per prime delle politiche di stimolo, in particolare di quelle relative ai consumi.
Di conseguenza, le società Internet hanno le aspettative di guadagno più alte tra le aziende cinesi.
Riteniamo che nel 2025 i mercati cinesi potrebbero essere maggiormente guidati dai fondamentali, poiché è stata confermata la volontà del governo di sostenere l'economia.
Nel settore internet cinese, il rendimento del free cash flow, i buyback e i dividendi sono aumentati in modo significativo. Riteniamo che questa tendenza si protrarrà durante il 2025, rendendo le large cap cinesi del settore internet potenzialmente più interessanti delle loro controparti statunitensi.
A ciò si aggiunge il fatto che le aziende cinesi del settore internet, nonostante la performance nel 2024, rimangono sottovalutate rispetto alle loro controparti statunitensi, essendo scambiate a quasi la metà del multiplo degli utili.
Le azioni cinesi parte del Trump trade?
A nostro avviso, l'elezione di Trump è stata il miglior risultato possibile per le relazioni tra Stati Uniti e Cina nella fase attuale.
Le minacce sui dazi del Presidente Trump hanno impedito a molti investitori di allocare capitali nei mercati azionari cinesi nonostante le valutazioni convincenti e il miglioramento delle politiche economiche. Tuttavia, la questione dei dazi non dovrebbe riguardare solo la Cina, poiché anche il Messico e il Canada sono stati colpiti da minacce simili. Inoltre, le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano oggi solo il 14% delle esportazioni totali della Cina, in calo rispetto al 21% del 2006. Pertanto, anche nell'ipotesi che vengano introdotti altri dazi, l'impatto potenziale sull'economia cinese nel suo complesso sarà probabilmente limitato.
Conclusioni
È probabile che per i mercati azionari cinesi continui il trend rialzista iniziato nella seconda metà del 2024 grazie a ulteriori stimoli, ai ritardati effetti delle politiche già implementate e al potenziale avvio delle indispensabili riforme strutturali. Riteniamo che in questo contesto le società internet possano continuare a sovraperformare.
Sebbene rimanga un rischio relativo a possibili errori nelle politiche, rimaniamo fiduciosi che il governo cinese continuerà a seguire la strada della politica fiscale e monetaria accomodante nel 2025 e che l'amministrazione Trump cercherà un “grande accordo” con la Cina, anche se attraverso una dura negoziazione.