08/09/2021

Disoccupazione USA ancora ai livelli del 2015. Un possibile segnale di pericolo?

L’estate sta ormai volgendo al termine e con lei il terzo trimestre di un anno ricco di eventi, novità ed incertezze. La vaccinazione prosegue ad un ritmo non soddisfacente rispetto a quello che ci si aspettava, ma ormai sembra che il mercato abbia più che superato le incertezze legate alla fase critica della pandemia. In un 2021 complesso caratterizzato da performance azionarie estremamente positive sui mercati USA, in SWM riteniamo sia fondamentale concentrarsi su tutti quegli aspetti che possano suscitare solo dei dubbi sulla sostenibilità a lungo termine di questo andamento. Una delle dinamiche che a nostro parere necessitava di un approfondimento riguarda il mercato del lavoro americano, poiché tra gli indicatori macroeconomici dell’economia USA, quello della disoccupazione resta tra i pochi che non sono tornati ai livelli pre-pandemia: infatti il livello della disoccupazione negli Stati Uniti si collocava a fine agosto ancora sopra il 5%, quindi ad un livello inferiore solo a quello del 2015 e ben al di sopra di quello pre-pandemia (3.50%).

Nel 2020 l'epidemia di coronavirus ha provocato forti onde d’urto nel mercato del lavoro USA, spingendo il tasso di disoccupazione ad un livello record. Durante i primi mesi della pandemia la crisi economica ha generato 14 milioni di nuovi disoccupati spingendo il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti fin oltre il 14%. Tale crescita è stata molto preoccupante poiché il tasso di disoccupazione non ha un impatto solo sugli individui che sono disoccupati. Un semplice esempio è il fatto che se i lavoratori sono disoccupati, le loro famiglie perdono salario e la nazione nel suo insieme perde il loro contributo all'economia in termini di beni o servizi che si sarebbero potuti produrre; inoltre, senza il loro potere di acquisto la quota di disoccupati continua ad aumentare creando un effetto circolare dannoso per tutta l’economia.

Attualmente negli USA il mercato del lavoro rimane a corto di quasi otto milioni di posti di lavoro rispetto al periodo precedente la pandemia in un contesto in cui permane un numero record di posti di lavoro vacanti. Avete letto bene, un numero record di posti di lavoro vacanti! Una situazione senza dubbio paradossale le cui cause possono essere così riassunte.

SUSSIDI FEDERALI

I sussidi federali che sono stati concessi ai lavoratori autonomi, ai lavoratori a contratto, ai disoccupati di lungo periodo e ad altri individui che normalmente non ne avrebbero avuto diritto hanno sicuramente contribuito a mantenere elevato il tasso di disoccupazione negli ultimi 18 mesi. Per ridurre questo effetto ventisei Stati USA hanno deciso di porvi fine già nel luglio 2021, molto prima della loro interruzione prestabilita senza tuttavia ottenere l’effetto sperato; diversi studi stanno rilevando solo un modesto aumento dell'occupazione negli Stati che hanno abbandonato prima i programmi, per di più i milioni di lavoratori disoccupati senza sussidi hanno dovuto tagliare le spese, finendo per danneggiare le economie locali.

VARIANTI COVID

Le varianti del Covid, la Delta in particolare, rischiano di complicare ulteriormente la ripresa dell’occupazione USA. Molti degli Stati che hanno ritirato il sostegno federale sono anche quelli hanno anche tassi più bassi di vaccinazione contro il Covid. La preoccupazione nei confronti delle varianti potrebbe continuare a far desistere i lavoratori, che non possono lavorare da casa, dal tornare sul luogo di lavoro.

CAMBIAMENTI NELL'ORGANIZZAZIONE E NELLA GESTIONE DELLE FAMIGLIE

Milioni di genitori hanno dovuto abbandonare il mercato del lavoro durante le prime fasi della pandemia quando scuole ed asili sono stati costretti a chiudere. Molte di queste persone sono potute rientrare a lavoro dopo che le scuole materne hanno riaperto e molti altri ci si aspetta che rientrino a breve dopo la pausa estiva. Nonostante questo, per le donne in particolare, il Covid potrebbe aver fondamentalmente spostato in modo duraturo gli equilibri tra lavoro e cura dei figli. Alcuni analisti ritengono che se il costo dell'assistenza all'infanzia dovesse continuare ad aumentare più velocemente di quanto fosse prima della pandemia, si andrebbe a sopprimere ancora la volontà di queste persone di tornare nel mercato del lavoro per salari relativamente tropo bassi.

DEMOGRAFIA

La porzione di popolazione in età lavorativa sta stabilmente calando dal 2019 e non sembrano al momento esserci segnali di inversione dell’andamento. Questo è dovuto anche al grosso aumento di persone che a seguito della pandemia hanno deciso di andare in pensione anticipatamente rispetto alle generazioni precedenti. Dopo la pandemia infatti molte di queste persone hanno potuto anticipare il proprio pensionamento approfittando dell’aumento del valore dei propri investimenti e della propria abitazione, mentre molte altre sono state invece costrette dal fatto di non avere più buone prospettive di essere riassunte dopo aver perso il lavoro a causa della recessione.

CONSUMO DI SOSTANZE

Un’altra dinamica sociale che stava passando piuttosto inosservata negli ultimi mesi riguarda il massiccio consumo di medicinali e stupefacenti. Le difficoltà economiche, gli isolamenti forzati e le interruzioni dei servizi sanitari e sociali hanno difatti contribuito ad accelerare l’aumento del consumo di medicinali oppiacei sintetici già in atto da diversi anni. Una ricerca pubblicata dalla Federal Reserve Bank of Cleveland, intitolata “Opioids and the labor market”, attesta che il consumo di oppiacei riduce effettivamente la partecipazione alla forza lavoro. In particolare, la ricerca stima che il 44% della diminuzione della partecipazione alla forza lavoro maschile osservata dal 2001 al 2016 è stata proprio causata dall’utilizzo di farmaci oppiacei sintetici.

DISRUPTION

L’ultima dinamica che abbiamo approfondito riguarda i profondi cambiamenti nei processi operativi di vari settori a cui si stava già assistendo da diversi anni. Le recessioni economiche tendono ad accelerare questi processi di rinnovamento tecnologico; un esempio recente sono gli ingenti investimenti delle aziende in hardware e software fortemente incentivati dalle preoccupazioni per il contagio. Il loro scopo era proprio quello di ridurre al massimo le interazioni tra dipendenti e clienti rendendo l’ambiente di lavoro più sicuro possibile. Molti di questi posti di lavoro vulnerabili all’automazione stanno venendo rimossi rapidamente e si ritiene che difficilmente verranno poi rimpiazzati altrettanto velocemente.

Con questo articolo abbiamo cercato di spiegare nel modo più semplice possibile le ragioni per cui la disoccupazione USA sia scesa meno di quanto ci sarebbe potuti attendere nel corso del 2021. Un’analisi più precisa avrebbe dovuto considerare anche come vengono calcolati i dati, in particolare con riferimento al concetto di “forza lavoro”, ma questo avrebbe a nostro avviso complicato eccessivamente questo articolo generando non poca confusione. In ogni caso abbiamo visto che vi sono ragioni probabilmente temporanee come i sussidi ed il timore delle varianti Covid e altre più strutturali. La buona notizia è che l’attuale livello di disoccupazione USA sembra essere dovuto principalmente a persone che non vogliono e/o non possono lavorare piuttosto che ad una reale assenza di posti di lavoro, dal momento che negli USA permane un numero record di posti di lavoro vacanti. È dunque ragionevole attendersi un miglioramento nel corso dei prossimi trimestri che dovrebbe consentire di ricostruire i posti di lavoro mancanti in modo da incrementare la produttività e far sì che l’economia acceleri ulteriormente.

In SWM la tutela dei patrimoni dei nostri clienti così come la protezione delle performance realizzate sono la nostra priorità. Per questo motivo anche in periodi caratterizzati da mercati finanziari particolarmente favorevoli ci sforziamo di identificare le ragioni che potrebbero generare un’inversione di tendenza. Fa parte del nostro DNA così come l’approccio “Swissness” che non è solo il nome del nostro fondo Equity svizzero che nel 2021 sta realizzando una performance di oltre il 15%, ma un vero e proprio modo di pensare che coinvolge tutta SWM.

Contributo a cura di
Lorenzo Borri – SWM SwissWealth Management SA

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