ll previsto rimbalzo degli indici azionari in aprile dovrebbe essere giunto al termine ed è probabile un nuovo movimento ribassista: meglio quindi mantenere un'esposizione ridotta sugli azionari e favorire le scadenze più brevi dei mercati obbligazionari essendo molto incerto il trend dei titoli a lungo termine nonostante il rallentamento della congiuntura globale. Rischiosi anche gli obbligazionari high yield e nel breve termine anche i metalli preziosi.

I MERCATI OBBLIGAZIONARI
Il mese di aprile ha visto divergere i rendimenti a lungo termine in Europa e USA, con quello del Treasury decennale in aumento dal 4,225 al 4,31% (grafico a destra) e quello del Bund in discesa dal 2,69% al 2,52%.
La congiuntura è in peggioramento negli Stati Uniti con il PIL del primo trimestre in marginale flessione, ma non è certamente in ripresa in Europa, mentre le pressioni inflazionistiche sono ferme al 2,2% nell'area Euro per aprile e a a 2,4% negli USA in marzo, ma non si sono ancora visti gli effetti dei dazi decisi a inizio mese.
Le prospettive per la crescita nel secondo trimestre rimangono negative e sono in ribasso anche i prezzi delle commodities, petrolio in primis: se non ci fosse la variabile dazi da considerare sarebbe lecito attendersi un ulteriore raffreddamento delle pressioni inflazionistiche e dei rendimenti obbligazionari, ma è probabile al contrario che negli Stati Uniti si assista a un aumento dell'inflazione. Un'altra variabile negativa per il mercato dei Treasurys è il fabbisogno federale in continuo aumento in una fase in cui è possibile che gli investitori esteri riducano l'esposizione al mercato.
Sommando i vari fattori contrastanti è consigliabile evitare un'esposizione sulla parte a lungo termine delle curve dei rendimenti essendo il premio di rendimento rispetto ai titoli a breve troppo modesto per compensare il notevole rischio. La Federal Reserve dovrebbe ridurre i tassi di un quarto di punto in luglio, ma i rendimenti a lungo termine già scontano questo scenario.
Meglio favorire le scadenze inferiori ai tre anni ed evitare anche il comparto dei titoli ad alto rendimento essendo il più vulnerabile a un peggioramento della congiuntura globale.
I MERCATI AZIONARI
La discesa del 15% degli indici azionari dopo l'annunzio dei dazi trumpiani a inizio aprile è rientrata nel corso della seconda metà del mese, sia per l'eccessivo ipervenduto accumulato, sia per le scommesse in un rientro delle decisioni radicali di inizio mese. L'indice S&P500 ha recuperato quasi interamente le perdite (grafico in basso).
Il rimbalzo sembra però esagerato in quanto la situazione non è tornata come prima ed è rimasta una notevole incertezza sugli scenari futuri. Le trimestrali dei principali sette titoli USA sono state positive, in particolare quella di Microsoft, ma lo scenario del secondo trimestre è certamente mutato, e non in meglio.
Con i rapporti prezzo/utili ancora molto elevati e gli utili in probabile flessione nei prossimi trimestri un ritorno sui massimi del 2024 appare poco probabile, soprattutto per gli indici americani che dovrebbero vedere ridimensionati se non invesrtiti gli afflussi di capitali dall'estero. I flussi sembrano favorire i listi europei, ma i fondamentali del vecchio continente non giustificano una particolare euforia.
Riteniamo quindi che il rimbalzo in atto sia un'ottima opportunità per ridurre l'esposizione sui mercati azionari, in attesa di un nuovo movimento ribassista che dovrebbe portare gli indici sotto ai livelli di inizio aprile.
I dati macro americani in peggioramento potrebbero essere il fattore in grado di riportare i mercati su di un trend ribassista, oppure qualche nuova iniziativa dell'amministrazione Trump, ma in ogni caso il rapporto rischio/rendimento rimane sfavorevole ai mercati azionari.
