Come previsto la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi lasciando aperta la possibilità di un ultimo rialzo di un quarto di punto a 5,50%: reazione dei mercati è stata però negativa, forse perché la banca centrale americana ha prospettato una fase più lunga di tassi al 5% mentre gli investitori puntavano su una ridiscesa dei tassi già nel 2024.
L'indice SP500 ha perso lo 0,94% (grafico in basso).
Il mercato obbligazionario ha reagito negativamente con il rendimento del Treasury decennale che ha terminato la giornata a 4,40%, nuovo massimo dell’anno, mentre il dollaro ha guadagnato terreno contro l’Euro finendo a 1,0660 e salendo contro lo Yen a 148,20. E’ anche sceso il petrolio WTI a 89,2 dollari al barile nonostante l’ulteriore diminuzione delle scorte americane della scorsa settimana annunciato nel pomeriggio che ha portato le scorte all’importante deposito di Cushing (utilizzato per le consegne contro i contratti futures) a livelli preoccupanti: aumenta il rischio di uno short squeeze per la consegna di ottobre. Il mercato petrolifero è nella posizione anomala della backwardation con i contratti a termine più lontani con prezzi più bassi dello spot, segno di una significativa contrazione dell’offerta nel breve termine.
Il rialzo dei rendimenti obbligazionari ha penalizzato i sette principali titoli tecnologici: Apple ha perso il 2% e Microsoft il 2,4%. Google il 3,12% e Amazon l’1,7%. Facebook l’1,77% e NVIDIA il 2,94% mentre Tesla ha limitato le perdite all’1,47%. Deboli anche i titoli bancari e i petroliferi mentre hanno chiuso in territorio positivo i farmaceutici J&J e UnitedHealth limitando le perdite del DowJones.
Dal fronte macro oggi non si attendono dati significativi, nel pomeriggio avremo il dato americano delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, ma in mattinata avremo la decisione della Bank of England sui tassi e il consenso è per un aumento dello 0,25%.
