Di seguito un'intervento di Victoria Leggett, gestore azionario europeo di Union Bancaire Privée – UBP, sulla questione che sta tenendo in allerta i mercati finanziari.
Dopo mesi di climax, al referendum UK e a un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea manca solo una settimana. Ultimamente, i sondaggi ufficiali hanno mostrato una tendenza verso l’uscita. Tuttavia, un 15% dell’elettorato è ancora indeciso sulla direzione da prendere – e in genere questo tipo di votanti tende a preferire lo “status quo”. Nelle elezioni del Regno Unito dell’anno scorso, i sondaggi ufficiali erano stati molto imprecisi mentre erano stati i bookmaker a dare le indicazioni corrette. Nel caso del referendum i bookmaker danno ancora un 73% di probabilità che gli elettori votino a favore della permanenza nell’UE, ma tale probabilità sta diminuendo.
L’azionario del Regno Unito ha reagito in maniera prevedibile, con le società del Paese (del settore retail, del tempo libero e le banche) che finora hanno avuto difficoltà a riportare delle sovraperformance. Tuttavia, il FTSE 100 è uno dei migliori listini europei in termini di performance – dobbiamo ricordare che i mercati azionari non rispecchiano necessariamente l’andamento economico. Il 75% degli utili delle società del FTSE 100 è generato all’estero e quindi dovrebbe essere relativamente indenne da qualsiasi calo economico derivante da un’eventuale Brexit. Infatti, alcune di queste imprese potrebbero beneficiare della conseguente debolezza della sterlina (così come potrebbe trarne vantaggio il settore manifatturiero del Regno Unito).
La valuta del Paese è stata pesantemente colpita dalle preoccupazioni di una Brexit, con la sterlina che negli ultimi mesi si è indebolita significativamente. Sorprendentemente, l’euro si è mostrato relativamente stabile contro il dollaro, fattore che indica che il mercato non si è ancora concentrato sulla seconda conseguenza di un’eventuale Brexit. Tale ipotesi, infatti, comporterebbe una situazione economica difficile non solo per il Regno Unito, ma potrebbe causare innumerevoli problemi anche al resto dell’Europa, sia da un punto di vista politico sia economico.
A distanza di una settimana, sembra regnare la massima incertezza – uno dei fattori che agita maggiormente i mercati. Comunque se tutto va bene e qualunque sia il risultato del referendum, il 24 giugno saremo in grado di trovare un modo per andare avanti.