17/07/2017

Candriam: UE vs USA, le previsioni per il II semestre 2017

Le previsioni di Candriam per il secondo semestre del 2017 vedono favorita l’Europa, che recupera terreno nel confronto con gli Stati Uniti.

Il recupero dell’area euro è già iniziato ed è destinato a consolidarsi, dopo le pressioni deflazionistiche della crisi finanziaria del 2007 e quella dei debiti sovrani del 2011. Le stime di Candriam per le azioni dell’area euro sono al rialzo, grazie ad alcuni elementi di sostegno in atto.

In primo luogo, il settore societario europeo è caratterizzato da una revisione al rialzo dei profitti con conseguente valutazione prospettica favorevole sia in termini assoluti sia relativi (P/E a 12 mesi di 15 volte rispetto a quello USA di 18 volte). Inoltre, dopo i deflussi significativi dovuti agli shock elettorali del 2016, Candriam stima che ci possa essere un’inversione di tendenza nei prossimi mesi che spingerebbe gli investitori a indirizzarsi verso i mercati europei. Infine, il tapering della BCE e il ridimensionamento del programma di acquisto porterebbero la curva dei rendimenti ad una maggiore inclinazione.

Di conseguenza, i principali beneficiari dovrebbero essere i titoli azionari a bassa e media capitalizzazione, i finanziari, i ciclici e i value con un rendimento atteso nei prossimi 12 mesi del 10%.

Nel primo trimestre, l’espansione USA ha rallentato e ha portato Candriam a ridurre l’esposizione sull’azionario statunitense. La valutazione di 18 volte gli utili prospettici rende i mercati statunitensi molto costosi.

L’insuccesso politico presso il Congresso ha minato la credibilità dell’amministrazione Trump. Lo slittamento della riforma sanitaria e l’attesa di quella fiscale restano fonti di incertezza politica.

Le pressioni rialziste sugli obbligazionari USA dovrebbero essere meno intense di quelle sperimentate dopo le elezioni, portando il rendimento dei Treasury a 10 anni a 2,90% entro metà 2018 con incidenza negativa sui mercati creditizi.

L’incertezza politica e la ripresa dell’Europa hanno come vittima principale il dollaro. Tuttavia, una politica più restrittiva della FED potrebbe contribuire a rinforzare lo USD.

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