26/09/2023

PGIM Fixed Income: La Cina nel 2023, le incognite dell’opinione convenzionale

Gli opinionisti cinesi stanno nuovamente invertendo la rotta: il forte pessimismo sull'economia cinese che ha caratterizzato tutto il periodo estivo sta ora lasciando il posto a una valutazione più favorevole e a un rialzo delle previsioni di crescita. Ciò lascia perplessi da un punto di vista fondamentale, basato sui dati. Questo perché nulla è cambiato, se non una presa di coscienza piuttosto tardiva da parte di alcuni del fatto che i dati cinesi hanno effettivamente retto piuttosto bene. 

Ad esempio, sapevate che: 

- Le vendite al dettaglio reali della Cina (il miglior indicatore dei consumi) sono cresciute di oltre il 6% fino ad agosto, mentre quelle degli Stati Uniti - il presunto campione mondiale dei consumi - sono scese di quasi l'1,5%? 

- O che dire degli investimenti, che in termini reali sono aumentati di circa il 7% ad agosto, nonostante la caduta libera degli investimenti immobiliari, il che implica un'incredibile crescita reale dell'11% degli investimenti fissi non immobiliari. 

- Anche se questi ultimi numeri si basano sui dati degli investimenti fissi cinesi, notoriamente difficili da verificare, sono coerenti con il boom dei volumi delle importazioni di materie prime: il carbone è aumentato di quasi l'80%, il petrolio di oltre il 30%, il gas di petrolio liquefatto del 28% e persino i minerali del 7%. Sono numeri significativi. 

- Per l'Australia, il valore delle esportazioni verso la Cina in "termini di valore recuperato" è aumentato del 14%, mentre le esportazioni complessive, esclusa la Cina, sono diminuite del 18% rispetto all'anno precedente. 

Questi dati suggeriscono che il raggiungimento dell'obiettivo di crescita "intorno al 5%" per l'anno in corso è imminente. Inoltre, la domanda cinese di materie prime è stata un fattore importante dietro la resilienza alquanto sorprendente di molti paesi emergenti di fronte ai forti rialzi dei tassi della Federal Reserve. 

È un po' un mistero il motivo per cui questi dati stiano cominciando a essere resi noti solo ora. La spiegazione più probabile è che il pensiero di gruppo sulla Cina e il desiderio di vedere prove immediate del tanto previsto rallentamento cinese abbiano portato a dei significativi punti ciechi - "unknown knowns" - di cui chi legge è invitato a tenere conto. 

Naturalmente, questo quadro ciclico relativamente più positivo per il 2023 non implica affatto il superamento delle sfide a medio termine della Cina. Un rischio chiave viene ignorato al momento: il fiscal cliff per le amministrazioni locali cinesi.

I governi locali e gli enti ad essi collegati sono stati fondamentali per stimolare gli investimenti, dato che gli investitori stranieri e privati in generale hanno adottato un atteggiamento più scettico nei confronti della Cina. Allo stesso tempo, la fonte principale di entrate delle amministrazioni locali (la vendita di terreni) si sta esaurendo a causa della crisi immobiliare. 

Di conseguenza, la loro già precaria situazione finanziaria è ulteriormente peggiorata, come dimostrano le segnalazioni di numerosi fornitori e arretrati salariali. E se le amministrazioni locali sono costrette a tagliare drasticamente le spese, i problemi economici di cui i mercati si sono tanto preoccupati durante l'estate potrebbero materializzarsi in breve tempo. 

I governi locali hanno bisogno di sostegno, che sarebbe meglio fornire sotto forma di finanziamenti aggiuntivi. Questa richiesta è stata una componente fondamentale della visione costruttiva che PGIM ha da tempo della Cina per il 2023. Tuttavia, questo "stimolo" non servirà a finanziare ulteriori investimenti e ad imprimere un'accelerazione significativa alla crescita. Piuttosto, consentirà la spesa corrente e la liquidazione degli arretrati. 

La situazione è simile a quella della crisi della periferia dell'area dell'euro del 2012, dove il cosiddetto "whatever it takes" della Banca Centrale Europea ha evitato un precipizio fiscale peggiore per i paesi periferici ma non ha finanziato una vera e propria accelerazione della crescita. 

Il segnale più immediato delle prospettive incerte della Cina a medio e lungo termine è arrivato dalla Bank for International Settlement, che ha riferito che il debito complessivo della Cina ha superato il 300% del PIL alla fine del primo trimestre, raddoppiando rispetto al 2009.  primo trimestre, un raddoppio rispetto al 2009. Questo a dimostrazione di quanto la Cina sia diventata dipendente da una leva finanziaria sempre maggiore.  Se da un lato ci aspettiamo che il settore immobiliare avrà raggiunto il suo minimo entro il 2024 togliendo il freno persistente, dall'altro non riteniamo che questo sarà un nuovo motore di crescita. 

Pertanto, il divario tra le aspirazioni di crescita e il potenziale di crescita si è ulteriormente ampliato ed è improbabile che si riduca in assenza di riforme strutturali in stile 1999, che riducano il ruolo del settore statale - una prospettiva improbabile sotto la guida di Xi Jinping. Il percorso più probabile è quello di un costante rallentamento strutturale che impedirebbe alla Cina di uscire dalla trappola del reddito medio e di non riuscire a passare a un'economia ad alto reddito a causa dell'aumento dei costi e del calo della competitività. 

Per quanto riguarda il resto del mondo, Australia compresa, è meglio prevedere un ulteriore rallentamento del contributo della Cina alla crescita globale. Si tratta, tuttavia, di un movimento strutturale in corso più che di un colpo improvviso e repentino. 

La sfida futura di una Cina strutturalmente in rallentamento è già abbastanza impegnativa senza che gli umori dei mercati subiscano forti oscillazioni. Come sempre, il consiglio migliore è quello di seguire i dati anziché i commenti.

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