03/02/2024

Asset Allocation Febbraio 2024

Il rialzo dei mercati azionari dell’ultimo trimestre del 2023 è proseguito anche in gennaio con i principali sette titoli tecnologici americani ancora in rimo piano, mentre i mercati obbligazionari sono rimasti abbastanza fermi nonostante le aspettative per i primi ribassi dei tassi siano state rimandate da marzo a giugno. Gli indici azionari stanno raggiungendo importanti obiettivi di lungo termine e aumentano le probabilità dell’avvicinarsi della fine del bull market: è consigliabile favorire i settori difensivi e una allocazione prudente. 

 

I MERCATI OBBLIGAZIONARI 

Il mese di gennaio è stato piuttosto tranquillo per i mercati obbligazionari, che sono rimasti all’interno di una trading range abbastanza ridotta. il rendimento del Treasury decennale ha chiuso il mese intorno al 4% mentre quello del BTP decennale a 3,80% (grafico a destra). 

Prosegue la fase di ridiscesa dei tassi di inflazione e la prima stima per l’area in gennaio è stata del 2,8% per l’indice globale e del 3,3% per l’indice Core, mentre negli Stati Uniti in dicembre la variazione è stata del 3,4% e del 3,9% per i due indici. 

Il problema è che i mercati hanno già scontato la riduzione dei tassi a breve da parte della Fed e della BCE nell’anno in corso, e queste riduzioni difficilmente arriveranno prima di maggio/giugno: i rendimenti dei titoli a lungo termine posso scendere ancora nei prossimi mesi, ma più lentamente che nel quarto trimestre del 2023 e in misura più modesta. 

Non vediamo però particolari rischi per i mercati obbligazionari nonostante l’economia americana stia mostrando segni di rallentamento solo modesti ed è giustificato incrementare le posizioni nelle fasi di correzione: il rendimento del Treasury decennale potrebbe risalire al massimo sino al 4,25%.  

Anche il comparto dei titoli high yield dovrebbe rimanere stabile nei prossimi mesi senza particolari rischi. 

Un fattore che potrebbe far ripartire al ribasso i rendimenti a lungo termine potrebbe essere una nuova crisi del sistema bancario americano. 

I MERCATI AZIONARI 

Prosegue la divergenza geografica e settoriale sui mercati azionari, con un gennaio ancora positivo per il Giappone e Wall Street e ancora negativo per o mercati cinesi: Hong Kong e gli indici cinesi sono ridiscesi verso i livelli del 2011 (grafico a destra). 

A Wall Street l’indice SP500 ha fatto registrare un nuovo massimo storico (grafico in basso), ma è un risultato in larga misura legato alla performance dei principali sette titoli tecnologici: l’indice Russell 2000 dei titoli a minore capitalizzazione è ancora del 20% sotto al massimo del 2021. Settori invece con un potenziale positivo come quello della Salute sono fermi da due anni. 

I mercati europei hanno seguito il rialzo degli indici americani e alcuni indici hanno toccato nuovi massimi, dal Dax tedesco al Cac francese. 

Cosa attendersi ora dai mercati? Gli indici americani stanno raggiungendo degli obiettivi tecnici di lungo termine che per l’indice SP500 sono compresi tra i 5000 e il 5400 punti. Mancano ancora i segnali di vendita e solo una ridiscesa dell’indice sotto quota 4835 confermerebbe la fine del rialzo iniziato nel marzo 2009 e l’inizio di una fase ribassista prolungata. 

I rischi superano le prospettive di ulteriori rialzi e pertanto è consigliabile una allocazione di portafoglio molto prudente, con un peso ridotto dei titoli azionari: volendo rischiare maggiormente è consigliabile puntare su settori più difensivi come quello della Salute e quello delle Utilities.  

 

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